Reina 6: Il primo pallone lo gestisce poco prima del trentesimo, segnale di come non tutto sia girato per il verso giusto nella prima frazione di gara. Sullo stacco di Cristante può poco, quando l’Atalanta prova a pungere dalle sue parti risponde presente, con sicurezza. Gli spifferi di mercato non riguardano il rettangolo verde.
Maggio 6: Decima stagione in azzurro, ritrova la titolarità che mancava dal 28 febbraio scorso in casa della Juventus. E non con un compito dei più semplici: c’è da badare alle scorribande di un Papu Gomez che alla fine non lascerà il segno. La gamba c’è, e con lei la sostanza: non soffre mai oltre il dovuto provando anche a proporsi. Peccato per la marcatura su Cristante in occasione del vantaggio avversario, compensata da alcuni salvataggi importanti. Risposta concreta ai critici.
Albiol 6: Jorginho è guardato a vista, forse anche di più. Allo spagnolo allora il compito di supportare in fase d’impostazione. Senza mai far mancare la propria puntualità in anticipo e marcatura.
Koulibaly 6,5: Dalle parti del franco-senegalese c’è poca, pochissima gloria. Chiedere a un Petagna ridotto ai minimi termini. E se la gara assume i contorni della corrida l’ex Genk non si tira mai indietro, sciabola più che fioretto, si sa. E affilatissima.
Ghoulam 7: Tra le righe della serata un invito agli straordinari, chiudere i varchi agli spunti di Hateboer ma anche fungere da uomo in più nelle transizioni offensive sull’out mancino. E lo spettacolo merita. Affonda velenoso in percussione e inforca il sinistro disegnando filtranti al bacio. Suona la carica, sempre, anche nei momenti più complessi della gara. Un moto perpetuo che non accenna mai a scemare, continuo, costante, insidioso.
Zielinski 7: L’undicesimo in Serie A quando il gioco si era fatto duro, per davvero. E a modo suo, perché il destro del gioiellino polacco è un’arma impropria che troppo spesso decide di riporre in soffitta. Un missile terra/aria che non concede scampo a Berisha e rinvigorisce lo spirito fino alla vittoria. La condizione cresce e così l’apporto in mediana. Quando gioca il suo calcio per gli avversari il margine è minimo. Qualità e sostanza.
(Dal 74′ Rog 6,5: Finalmente. Del resto gli undici centri con la Dinamo Zagabria in sessantadue presenze erano un biglietto da visita di spessore. Un quarto d’ora di pura sostanza, nel mezzo l’inserimento che chiude la gara e fa esplodere di gioia l’intero gruppo.)
Jorginho 5,5: Gasperini disegna una morsa intorno al regista azzurro, l’intento è spegnerne velleità e smorzare il respiro del fraseggio. Gioca la metà della mole di palloni che è chiamato solitamente a trattare.Gara difficile, insomma, con tutto ciò che ne consegue.
(Dal 65′ Diawara 6: Fisico e posizione per ribaltare il confronto con la metà campo avversaria. Missione compiuta.)
Hamsik 5: Con il capitano azzurro essere esigenti è naturale, certo. Ma l’abbrivio di stagione dello slovacco prosegue su un solco che è ampiamente sotto le doverose aspettative. Da fulcro del gioco partenopeo a primo spunto per le ripartenze avversarie. Tanti, troppi errori gratuiti a referto. Al netto di un apporto impalpabile sulla trequarti.
(Dal 58′ Allan 6,5: Il cambio giusto al momento giusto. Il volante verdeoro garantisce tutto quello che era mancato nel vivo del gioco partenopeo. Fosforo, tanto fosforo. Maggiore dinamismo e conseguente capacità di spezzare la manovra avversaria rivoltando come un calzino le due fasi di gioco.)
Callejon 6: Le consegne sono chiare, supportare Maggio nel confronto con l’out mancino di Gasperini. Lì, il 7 di Motril, non fa mancare il proprio contributo, una garanzia. Meno in avanti, dove della sua pragmaticità c’è traccia solo in sporadiche occasioni.
Mertens 7: I centrali orobici, a turno, ringhiano sulle sue caviglie. Maglie strette e gioco duro, con tanti saluti al brio e all’intuizione, se non a tratti. Raggio d’azione da arretrare, progressivamente, ma non sempre la giocata scelta è quella giusta, anzi. Quando c’è da fare a sportellate non sembra il solito, ma la stoffa ormai è quella da attaccante consumato: lesto tra le maglie avversarie, freddo nel raccogliere l’invito di Insigne e griffare il sorpasso. I bomber, in fondo, sono fatti (anche) cosi. Sale il ritmo e così la convizione. La doppietta gli sfugge, allora meglio vestirsi da rifinitore e invitare Rog al primo sigillo in maglia azzurra.
Insigne 6,5: Non è il solito, lucidità e imprevedibilità non sono quelle che gli competono. Gamba più contratta e spunto più difficile. Ma quando c’è da tirare le fila e innescare il giusto sentiero la giocata del 24 è puntuale, ispirata e precisa. A Mertens l’onere di chiudere il cerchio.
Articolo modificato 27 Ago 2017 - 23:11