Il triplice fischio è una liberazione dopo un’apnea durata tanto, anche troppo. Ce l’ha fatta, la Primavera azzurra. Missione compiuta e dall’Ucraina con furore si torna con i tre punti in saccoccia. Importantissimi, insperati in una vigilia che vedeva Saurini e i suoi ragazzi sfavoriti – e anche di parecchio. Colpa della lezione della scorsa Youth League, quando ad un Napoli coraggioso mancarono esperienza e fortuna.
Oggi no. La sconfitta in Ucraina dello scorso anno (4-1 dalla Dinamo Kiev) è stata presto dimenticata. Merito di una squadra che non ha mollato un centimetro di campo ed ha lottato su ogni pallone. Ha saputo soffrire, il Napoli: una virtù che spiana la strada per i successi. Una virtù di pochi. Lo Shakhtar ci ha provato, a metter sotto gli azzurrini. Che s’aspettavano una gara, pardon, una battaglia, di questo livello. E quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. Prima però soffrono, arginano gli assalti dello Shakhtar. E poi pungono: con un pregevole destro dalla distanza di Gaetano, allo scadere del primo tempo. E con un colpo di petto da rapace di Zerbin, quando lo Shakhtar ha appena pareggiato e sente di poterla ribaltare.
Un mix letale, che si configura nella spietatezza degli attaccanti ma anche nella solidità a prova di bomba della difesa. Perché se il viaggio di ritorno dall’Ucraina sarà festoso, una gran parte del merito la si deve a Giuseppe Esposito, il difensore del ’99 che ha brillato in terra straniera. Le ha arginate tutte, Esposito: costantemente in anticipo, di piede, di testa, con eleganza e con ruvidità. Fa del senso di posizione la sua arma migliore: è sempre al posto giusto, pronto ad intervenire per sventare la minaccia. Peccato per quella foga agonistica che l’ha portato, nel finale di Shakhtar-Napoli, a farsi espellere.
Dicevamo d’un Napoli capace di soffrire e pungere. “Vola come una farfalla, pungi come un’ape”, citando Muhammad Ali. Grazie anche a Schaeper, il numero uno degli azzurrini. Che nel finale di partita ha allungato la manona su Kholod e ha poi incredibilmente respinto anche il tap-in ravvicinato di Kryskiv. Il resto è frutto di un ottimo lavoro tattico in cui ogni elemento della squadra recita la propria parte, dagli esperti Otranto e Schiavi fino al gregario Basit e i nuovi Senese, Mezzoni, Scarf e Micillo.
L’organizzazione tattica che batte i solisti, il cuore che respinge gli assalti, i tre punti in cassaforte. E un avviso all’Europa: il Napoli – anche quello dei giovani – c’è.
Vittorio Perrone
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