Sembrava che girasse tutto intorno a Dries Mertens questo inizio di stagione, eppure la partita contro la Spal ha detto il contrario. Il Napoli, senza Mertens, sopravvive. Soffre sì, ma vince lo stesso.
Mertens non è Maradona
Ci si era allargati un po’ troppo mercoledì dopo la partita contro la Lazio, tanto da paragonare Mertens a Diego Armando Maradona, non uno qualunque. Vero è che il tifoso del Napoli, da incurabile nostalgico qual è, cerca sempre di trovare oggi un novello ‘Pibe de oro’ sperando che questo faccia tornare tempi ormai andati. Dries Mertens però non è Maradona, anche se il gol alla Lazio ricorda i colpi che aveva l’argentino.
A dire la verità, l’elemento più contrastante con i tempi di Maradona, non è il singolo, ma la squadra. Il Napoli di Maradona era irrimediabilmente dipendente da Diego, troppo talento per non risucchiare su di sé tutte le attenzioni e gli esiti delle partite. Mertens no. Mertens sarà anche un gran giocatore, per molti un campione, per altri un fenomeno, ma non è il centro del Napoli.
La chiave è a centrocampo
Il vero centro di questa squadra, neanche a dirlo, è il centrocampo, la chiave di tutte le partite e di tutte le vittorie. E contro la Spal si è visto ancora più nitidamente, quasi come contro il primo tempo dell’Olimpico: chiudi il centrocampo, chiuderai il Napoli. Se non girano i vari Hamsik, Zielinski, Allan e tutto il reparto, anche la fase offensiva ne risente. Essenziale ancora una volta l’ingresso in campo di Allan, ma ancora di più – per l’ennesima volta – l’uscita di Hamsik. Mertens ha sofferto, è parso sottotono, quasi spento, incapace di creare, incapace di inventare quei colpi di genio che fanno urlare al nuovo Maradona.
Ciononostante, il Napoli ha vinto. Ha sofferto e questa non è una novità, ma ha vinto, e neanche questa lo è. Dunque Mertens è Mertens e Maradona è Maradona, ma soprattutto questo Napoli è qualcosa di nuovo che non accetta paragoni col passato. Un Napoli più bello, più corale, più vincente e le 6 vittorie su 6 ne sono la conferma. Un Napoli che ora, al confronto con la storia, spera di superare anche la prova finale chiamata “scudetto” e scrivere finalmente una pagina nuova, senza dover vivere di nostalgia.