Oggi il sole è così alto che la giornata prende inevitabilmente le pieghe dell’entusiasmo incontrollabile della città. Banalmente si sogna, concretamente si sorride, metaforicamente s’organizza già l’impensabile. Eppure, per la prima vera volta, nessuno da queste parti è partito per la tangente. Nessuno esagera. Si tocchi il toccabile, ma chi non crede in questo Napoli è obiettivamente in malafede.
L’ottobre della svolta si è trasformato in un Oktober Fest tutto napoletano: l’importante, proprio come in Baviera, è non alzare troppo il gomito. È restare lucidi e fermi sull’obiettivo. È non appoggiarsi sugli allori, anzi: spingere a più non posso sul motore ingolfato di chi era solito precedere.
NON FERMARSI
Inter in casa, altro check. Roma però sancisce uno spartiacque importante: il Napoli ha la conclamata presunzione di poter fare ciò che vuole. Di sé, degli avversari, del suo futuro prossimo. E la condizione verrà praticamente a calare: anche questo è fisiologico. Ma intanto a casa van portati determinati traguardi: in primis quei 24 punti che vogliono dire ‘bottino pieno’. No, nessuno in Europa c’era riuscito. E no, nemmeno quel City così temuto e preoccupante in modalità Champions. Si sa, comunque: lì è tutt’altra musica per motivi ben precisi.
Non fermarsi non vuol dire vincerle tutte, chiaro: vuol dire però mantenere questa concentrazione, quest’attenzione. Perché no, pure questa fortuna: pali e traverse aiutano, così come un doppio errore di Dybala dal dischetto che tiene i bianconeri a distanza di sicurezza. Stavolta di fantasmi non ce ne sono: si spera solo che il karma torni a bussare con un vantaggio significativo sulle spalle.
SAPER SOFFRIRE
L’Oktober Fest è trionfo di birra, di sorrisi, di risate. Di sbornia pesante l’indomani. Più o meno quel che accade oggi a Napoli: solo che gli ebbri di emozioni non hanno postumi, han solo voglia di ricominciare. Certificarsi magari anche in Champions? Quasi si ha paura di scoprire il vero potenziale di questa squadra: poi la pressione diverrebbe massacrante in caso di fortune.
Ecco: per ora basta trovarsi lì, in alto, a programmare più o meno tranquillamente il tuo domani. A lasciare che la fame ti prenda e non ti lasci più. Con quella dote da grandissime squadre, poi: la feroce sofferenza dei tre punti sudati. Zero paura, zero timori reverenziali, zero preoccupazione anche se l’avversario tiene più palla o se i centrali chiudono gli spazi. La calma resta quella dei forti, no? Ecco, e allora i forti giocano con la maglia azzurra. E non hanno intenzione di fermarsi al primo boccale dell’Oktober Fest.