Reina 6,5: Sul terribile uno/due avversario non ha modo di opporsi, lo fa – e bene – sia in uscita che tra i pali limitando i danni sulle sortite di De Bruyne, Sanè e Gabriel Jesus.
Hysaj 5: Un pronti-via e i primi dieci minuti sono un incubo, dalle parti del classe ’94 di Scutari gli uomini di Guardiola affondano come la più classica lama nel burro senza che l’esterno ex Empoli riesca a porre il minimo rimedio. Sané ne fiacca spirito e convinzione. E così anche la lucidità in impostazione viene a mancare. Cresce alla distanza, ma senza far mancare, comunque, qualche apprensione di troppo. Esce toccato duro in uno scontro aereo con Silva.
(Dal 70′ Maggio s.v.)
Albiol 5,5: Lo spagnolo è una garanzia, e se anche lui toppa clamorosamente i tempi d’intervento come in occasione del raddoppio di Gabriel Jesus, i motivi per pensare ad una serata ben più che ostica diventano fin troppi. Sbaglia, il centrale madrileno, troppo incerto nella fase di prima impostazione e nella gestione anche dei palloni più semplici . Ma, va detto, è altrettanto capace di salvare la faccia all’intera retroguardia con una serie di interventi a dir poco provvidenziali, da antologia su Sané tra primo e secondo tempo.
Koulibaly 5,5: Non è il solito, di certo non il muro chiamato a arginare estro e talento che in avanti Guardiola gestisce con sapienza. Colpevole sul raddoppio avversario, troppo molle sulla giocata di De Bruyne, ci mette fisico e senso della posizione salvando su Gabriel Jesus e tenendo in vita la gara. Ma il costante inseguire le folate avversarie sono la fotografia di una serata in totale controtendenza con un inizio stagione da incorniciare.
Ghoulam 6,5: Sulla destra i citizenzs sfondano meno, complice anche l’applicazione del franco-algerino in fase di non possesso che limita, bene, gli spunti di Sterling nella sua zona di competenza. Quando parte è spesso inarrestabile, salta l’uomo con facilità e crea superiorità. Il numero con cui guadagna il rigore realizzato da Diawara è ormai un classico del repertorio dell’ex Saint Etienne.
Zielinski 4,5: Gli spogliatoi dell’Etihad saranno apparsi come un labirinto, perché sul rettangolo di gioco – salvo rarissime eccezioni dopo la mezzora – non c’è traccia del polacco ex Empoli. Un corpo estraneo, impalpabile, talvolta persino deleterio nella gestione del giro palla. Nel cuore del gioco il Napoli si trova in costante inferiorità numerica. E la musica di certo non muta in melodia quando viene adattato nel terzetto offensivo.
Diawara 6,5: Alterna generosità a errori pochi adatti ad un contesto simile. Un continuo oscillare tra un buon apporto in fase di filtro a distrazioni nel gestire la posizione nel tamponare le linee di passaggio avversarie. Ci mette, comunque, precisione in impostazione, personalità e voglia, doti che in un centrocampo come quello di stasera restano eccezione. Non trema dagli undici metri.
Hamsik 5: La gestione della flebile manovra azzurra per un tempo passa per i piedi del capitano, che però non riesce mai ad innescare la marcia giusta, anzi, rischiando spesso di finire fuori giri con degli errori inaccettabili. Prova a far male con un inserimento dei suoi, ma trova l’intervento miracoloso – e fortunato – di Stones. Alla lunga però il calo è assoluto, soverchiato fisicamente e tatticamente dagli avversari
(Dal ’77 Ounas s.v)
Callejon 5,5: Sull’out mancino i citizens fanno quello che vogliono e anche il numero 7 azzurro finisce travolto da un’inerzia troppo complessa da ribaltare. Nella ripresa prova a spostare l’attenzione anche nella metà campo avversaria, ma nonostante il solito sacrificio la resa resta insufficiente, nessuno spunto degno del classe ’87 di Motril.
Mertens 4,5: Al trentacinquesimo deve accompagnare Hamsik lungo un corridoio che porta dritto ai pali di Ederson, si perde in un leziosismo che non è nelle corde del belga. Sintomi palesi che esplodono nell’inopinata conclusione dagli undici metri, una conclusione centrale, a occhi chiusi, proprio quando c’era da sciorinare il sangue freddo del campione vero per ribaltare una gara ancora tutta da risollevare. Lo specchio di una gara in cui Otamendi e Stones lo annientano sotto ogni punto di vista.
Insigne 5,5: Nella trequarti avversaria il più positivo e propositivo, per distacco. Prova a esprimere il suo gioco anche nei momenti di maggiore difficoltà della gara, salta con costanza l’uomo, prova a rifornire con la consueta qualità la manovra negli ultimi trenta metri e a far respirare i compagni stretti nella morsa avversaria. Sua l’unica fiammata della prima frazione di gara prima del rigore, con il classico tracciante a cercare Callejon. Abbandona la contesa ad inizio ripresa a causa di un problema muscolare.
(Dal 56′ Allan 6,5: Unico nello scacchiere azzurro, in uno stato di forma che trascende ogni contesto e competizione. Con il volante scuola Vasco a rifocillare la mediana si materializza la parziale riscossa nella ripresa. Ossigeno, che rinfranca, con la sua densità a metà campo, lotta all’arma bianca su ogni pallone. Senza mai lesinare sacrificio in fase propositiva, efficiente nella gestione del fraseggio ed essenziale con le sue ripartenze. Una delle colonne di questo Napoli.)
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