C’è un giocatore, uno in particolare in questo Napoli, che attualmente è davvero insostituibile. No non stiamo parlando di Faouzi Ghoulam, che meriterebbe una trattazione tutta sua, oltre che un allungamento celere di contratto (anche perché a Manchester sono furbi e se non ci si sbriga qualcuno potrebbe portarlo via), ma di un giocatore che nello scacchiere di Maurizio Sarri gioca dall’altra parte: Allan Marques Loureiro. Paradossalmente il giocatore dei 6 centrocampisti a disposizione del mister azzurro con meno qualità tecnica, eppure quello capace di reggere le pressioni del grande calcio e delle grandi kermesse, come la Champions League, quello che alla brillantezza di Silva e De Bruyne oppone un ringhiare continuo e costante.
Tutti quanti ieri si sono affrettati a dire la propria sull’errore principale di Sarri, ovvero quello di tenere in panchina inizialmente il rottweiler brasiliano, gli stessi che avrebbero poi accusato per una mancanza di brillantezza nella gara – si può dire anche senza timori – più importante, quella contro l’Inter che porterebbe tutte le inseguitrici a -5, qualora gli azzurri conquistassero i tre punti.
È cosa nota a tutti che, in questo inizio di stagione, la presenza del brasiliano sia fondamentale, sopratutto per quell’aspetto mentale che gli permette di sopperire a qualche limite tecnico e che non gli fa tirare il piede indietro contro nessuno.
LA GARA DEL MASTINO: ALLAN RIBALTA IL CENTROCAMPO
La scelta di Sarri appare chiara fin dal primo minuto: far riposare Allan, almeno per un tempo e affiancare a Zielinski ed Hamsik, non Jorginho, bensì Diawara, giocatore che garantisce più interdizione e maggiori muscoli per far legna a centrocampo. Scelta tutto sommato comprensibile, che però va a cozzare con l’enorme talento del City, ed infatti il gol di Sterling arriva proprio dalla zona di Zielinski, che lascia troppo solo Hysaj.
Il tecnico toscano allora torna sui suoi passi e, costretto anche dalla sfortuna, che colpisce Insigne, inserisce Allan dopo un primo tempo che, va ricordato, poteva finire anche 2-1 se Mertens non avesse fallito il rigore. L’ex giocatore dell’Udinese aggiunge quel pizzico di garra che serve e il Napoli riesce ripetutamente a sfondare a destra, anche perché Delph è un terzino adattato, e la cosa si nota.
In totale 6 contrasti in cui viene convolto il brasiliano e anche 2 dribbling, il migliore con Hysaj e Insigne da questo punto di vista. Come dire, quantità e qualità le mosse che Allan mostra all’Ethiad, più volte in apprensione per le cavalcate azzurre. Ma, come si diceva, quello che sorprende maggiormente è la mentalità di un giocatore che alle spalle non aveva neppure una presenza in Europa prima di giocarvi col Napoli, e che in pochi anni è diventato un top in Italia nel suo ruolo e presto sarà cosa nota a tutti anche in Europa.
Oggi Allan non ha alle spalle in panchina un giocatore che possa farlo rifiatare, garantendo lo stesso apporto di grinta e sudore: lo stesso Zielinski appare un giocatore troppo simile ad Hamsik e forse il suo vero erede in maglia azzurra. Un giocatore così servirebbe per lasciare la squadra più tranquilla in situazioni di turnover, anche forzato. Si badi bene: il Napoli in Serie A con gli attuali uomini potrà ambire a quel sogno (impronunciabile) anche senza ulteriori innesti, ma in Europa non basta e forse, forse occorre qualcosina di più.
RIPRODUZIONE RISERVATA – Davide Limatola
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