Benitez fiume in piena: “Ecco che cosa penso dell’Italia e del suo calcio. Napoli? Sono legato alla città. Con me sbagliò la società. Sarri? In Inghilterra non funzionerebbe”

“Ancora tu ma non dovevamo vederci più”, sarebbero probabilmente le parole che Lucio Battisti dedicherebbe a Rafa Benitez e al Napoli. Sì, perché il tecnico spagnolo è tornato a parlare degli azzurri, del calcio italiano e di quell’addio brusco e violento.

Prima del ‘circo’ di Sarri c’era il Napoli di Benitez, un biennio di alti e bassi, malumori e qualche dichiarazione di troppo. Come quando lo spagnolo si congedò dal calcio italiano definendolo (testuali parole) una “merda”. Oggi Benitez è tornato su quell’episodio e sulla sua esperienza italiana in un’intervista esclusiva a Repubblica.

“Fu uno sfogo di pancia, legato a un singolo episodio di campo, a Parma. I nostri avversari facevano ostruzionismo e l’arbitro era rimasto a guardare, senza tutelare il mio Napoli. Tutto qui: non si trattò di un giudizio in generale sul vostro football, di cui ho invece un grande rispetto”.

Prova a fare la pace con gli italiani dunque, ma poi precisa: “Dell’Italia ho dei meravigliosi ricordi e ci sono stato molto bene, lo ripeto. Ma non tanto da sentirne la nostalgia, che posso provare al massimo per la mia Spagna”.

Capitolo Napoli, argomento impossibile da non trattare: “Il legame con la città, prima di tutto. Napoli è simile alla Spagna, dall’architettura al modo di vivere. Mi sono sentito subito a casa. E anche in campo abbiamo lavorato bene, soprattutto durante la prima stagione. Il risultato della seconda fu compromesso da un rigore sbagliato nell’ultima sfida, che ci fece scivolare dal terzo al quinto posto.

Il vero errore era stato già compiuto a monte però, sul mercato. Bastava prendere un giocatore, anzi trattenerlo. Mi riferisco al nostro portiere, che era anche il leader della squadra. Pure in questo caso i fatti mi hanno dato ragione: Reina è ritornato in maglia azzurra e sta facendo di nuovo la differenza”.

Dichiarazione d’affetto per Napoli dunque, ma non per la società, che evidentemente non l’ha accontentato. Proprio in questo va ricercata una delle ragioni del suo addio: “Anche senza la chiamata del Real sarei andato via. Per lavorare insieme e farlo bene bisogna essere tutti convinti, al 100 per 100. Era il momento giusto per cambiare, per me e anche per la società. Il mio tempo con il Napoli era finito”.

Un anno dopo la partenza di Benitez, anche uno dei suoi giocatori, Gonzalo Higuain, ha lasciato Napoli per la Juventus lasciando basiti un po’ tutti: “La scelta di Gonzalo mi ha stupito ed effettivamente è stata un po’ strana, per la rivalità che c’è tra le due squadre e pure tra le città. Ma è stata una sua decisione e io devo rispettarla: non importa se mi sia piaciuta o no.

Il tentativo di ricucire un rapporto lacerato passa da alcune parole di apprezzamento per il Napoli di oggi: Sono rimasto un tifoso del Napoli e appena posso lo guardo alla tv. Mi piace soprattutto vedere i progressi dei tanti giocatori che c’erano già con me e continuano a scendere in campo con la stessa mentalità offensiva.

Ora hanno una convinzione nei loro mezzi molto maggiore, visto che ormai vivono in Italia da tanti anni e si sono ambientati meglio. Anche con me la squadra segnava tanti gol, mentre in difesa ci mancava qualcosa e soprattutto nella seconda stagione pagammo a caro prezzo alcuni errori individuali. Sarri ha lavorato parecchio sulla solidità del reparto arretrato e lo ha fatto molto bene, agevolato pure dall’affiatamento di giocatori che ormai si conoscono a memoria. L’esperienza è un bel vantaggio. E anche avere Reina alle spalle”.

Un’altra stoccata alla società e ad Aurelio De Laurentiis, che ha la colpa di aver ceduto Reina contro la volontà del tecnico. Con il presidente i rapporti non si sono chiusi bene, infatti “Non l’ho più sentito, non è capitato”. Giudizio positivo invece sul suo successore Maurizio Sarri: “È un bravo allenatore e nel Napoli ha trovato la squadra giusta per fare quello che aveva in mente. Sta lavorando su aspetti che nella serie A si possono fare e in altri campionati no, per esempio in quello inglese”.

In conclusione, una raccomandazione a Napoli squadra e città: “Ha un organico competitivo e negli ultimi dieci anni si è piazzato spesso tra le prime cinque. Ora è pronto per vincere. Ma tutto l’ambiente, a cominciare dalla squadra, deve smetterla di dubitare delle sue capacità o di sentirsi diverso, pensando positivo”.

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