Alla partenza degli azzurri, di grande impatto e di grande personalità, manca un ingrediente. La classe e la capacità di determinare del capitano azzurro, Marek Hamsik, sono assenti giustificati (o meglio giustificabili) solo in virtù di una squadra che sta tenendo un passo impressionante.
Certo, cresce (anche se lentamente) il contributo di un Hamsik che sembra quasi rallentato, nella rapidità di gioco e nell’audacia, da un ruolo tutt’altro che semplice. Oltre che da un dettaglio di non scarsa rilevanza, come il record di gol di Maradona a un passo.
Essere capitano di una squadra che ha la presunzione fondata di voler fare la voce grossa in Serie A è una carica tutt’altro che semplice. Esserlo del Napoli, una squadra seguita con grande amore dal proprio pubblico ma anche da un occhio più che critico quando le cose non vanno, lo è ancora meno. Ma è un abito che Hamsik ha sempre indossato con grande dignità e, spesso, incisività, arrivando ad ricevere amore incondizionato dai tifosi azzurri.
I 12 gol e gli 11 assist della passata stagione 2016/17, indubbiamente la migliore delle annate in cui lo slovacco ha indossato la casacca azzurra, si vedono ridimensionati nella stagione in corso, che vede Hamsik autore di 1 gol e 1 assist, con una proiezione che non si avvicina ai numeri dell’anno scorso.
Forse, c’è solo bisogno di quel tempo di cui Hamsik ha necessitato, negli anni, per carburare, per tornare a illuminare il gioco del Napoli, che brilla di luce propria, sì, ma che se dovesse avere momenti di oscurità avrebbe certamente una carta in più nella personalità e nell’importanza di un capitano ritrovato.
MARCO BREGLIO
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Articolo modificato 29 Ott 2017 - 09:37