Sepe 6: Esordio assoluto da titolare in maglia azzurra, secondo gettone dopo la prima al Franchi nel 2009. Bene in uscita e nella gestione della giocata, attento sul tentativo da distanza siderale di Radovanovic.
Hysaj 6: In fase passiva la squadra di casa lo sollecita pochissimo, avrebbe quindi maggior possibilità di esprimersi al meglio in avanti. Non accade, prestazione senza infamia e senza lode sia sulla destra che sull’out mancino.
Albiol 6: La muraglia costruita da Maran ripone poche velleità in avanti, lo spagnolo si limita a gestire tra anticipi e palloni alti. Poi, soprattutto, dedizione all’impostazione, ottantotto palloni giocati, con una precisione che rispetta la media, 91% circa.
Koulibaly 6: Bada al sodo, dalle sue parti le apprensioni sono minime. Quando c’è da intervenire non batte ciglio, chiedere a Hetemaj e Castro. Gestisce la stessa mole di palloni di Albiol, 88 tocchi, provando anche a proporsi in avanti.
Mario Rui 6: Solo 3′ giocati prima della gara di oggi, con la tenuta che nella ripresa va a scemare fino al cambio. Un primo tempo convincente, per gamba ed interpretazione delle richieste del tecnico. Accorto e propositivo allo stesso tempo, sciorinando anche le doti tecniche che all’ex Empoli non difettano, anzi.
(Dal 65′ Maggio 6: Subentra a Mario Rui e gestisce con sufficienza gli impegni sull’out di destra.)
Zielinski 6: Ci mette personalità, almeno. E in una gara in cui gli avversari pongono tutto, o quasi, sull’agonismo non è poco. Primeggia per contrasti – quattro – prova la battuta dalla distanza. In impostazione le sbavature sono minime, 55 palloni giocati con una precisione superiore all’87%.
(Dal 72′ Allan s.v.)
Jorginho 5,5: La chiamata di Ventura un atto – finalmente – dovuto. Ma il ’91 ex Hellas non bagna l’occasione a modo suo, diciamocelo. Gestisce al solito il pallino del gioco, oltre 160 palloni giocati, ma spesso finisce per soffrire il pressing degli avversari. Poca la luce, quella sì, in una gara dove il fosforo e l’intuizione avrebbero rappresentato la vera chiave di volta, soprattutto in quella zona del campo.
Hamsik 5: Nei primi 30′ di gioco si propone, con costanza, ed è in questa fase che propone la prevalenza delle quattro battute a rete. Ma ciò che manca è l’apporto nella fase di transizione offensiva, assente, spento. Mai una fiammata tipica del suo modo di intepretare l’azione in quella zona del campo. E alla lunga finisce per rappresentare quasi un peso.
Callejon 5: L’occasione più ghiotta della prima frazione passa dai suoi piedi. Sulla zolla prediletta il pallone è quello giusto, ma il destro a incrociare è masticato, sporco. E si spegne a lato. Resta l’unica fiammata del 7 di Motril che non riesce a districarsi tra le linee dell’11 di Maran. Poca incisività, ancora meno la lucidità.
(Dal 78′ Ounas s.v.)
Mertens 5: I clivensi si barricano a doppia mandata, il belga non trova spiragli. Quattro conclusioni verso la porta ma mai realmente in grado di scalfire le resistenze avversarie. Anche provando ad arretrare il proprio raggio d’azione, ispirando i compagni, la sostanza non cambia. Molto impreciso. Al Bentegodi, insomma, né nove, né dieci. Sulle gambe.
Insigne 6: L’ultimo ad ammainare la bandiera, l’ultimo a caricare ambendo al massimo della posta. Sul destro a giro a 3′ dalla fine solo un sontuoso Sorrentino gli sbarra la strada. Il 24 azzurro è e resta dal 1’al 90′ il pericolo numero uno nella trequarti avversaria, dispensando giocate eleganti e il solito spirito di sacrificio. Punto di riferimento.
Articolo modificato 6 Nov 2017 - 10:48