Aveva solo bisogno di un po’ d’affetto, Dries. Di un bacio veloce della sorte che lui, e solo lui, ha il potere di trasformare in una notte di passione. Di una palla che gli piovesse addosso, magari una di quelle col destino segnato e marchiato. Da cui non puoi scappare.
Non se l’è fatto ripetere due volte, non ha nemmeno chiesto spiegazioni: ha preso il pallone e l’ha portato alla naturale fine, oltre la rete. E oltre i rimpiantini e le paranoie di tre gare senza gol, di parolieri senza fiato e di precursori dell’apocalisse. Ha zittito un mondo pronto ad esplodere e l’ha fatto con semplicità disarmante. Prima? Ha servito senza guardare il nocciolo del match: game e set. A lui spettava dire ‘incontro’ e non ha tardato.
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Up and down, e vai a capirli questi momenti. Quando tutto ti appartiene e niente prescinde realmente da te, quindi viceversa. Su e giù come montagne russe senza sicura: sai di farti male, prima o poi. Ma l’ebbrezza della discesa non la baratteresti con neanche un istante di fugace tranquillità. Quindi giochi, t’impegni, ti prendi gli schiaffi anche quando meriteresti carezze. E t’alzi a dispetto della stazza per urlare al mondo che questi attimi non sono che algoritmi prestabiliti dal mondo: vanno in successione, anno dopo anno, ma pare che nessuno se ne ricordi. Saranno tutti impegnati a puntare il dito, chissà. Di sicuro ad analizzare passo dopo passo le vicende di un uomo che oggi è Napoli, è il Napoli. E probabilmente, se non esistesse, nessun altro genio del calcio saprebbe inventarlo.
Sarri l’ha fatto. I grandi giocatori, come Hamsik, dice di goderseli e coccolarseli. E dice bene, dice giusto: perché in settimana avrà preso le orecchie di Mertens solo per fargli ascoltare meglio la lezione, mai per tirargliele. Da padre, non padrone; da leader, non capo. Da uomo che conosce determinati meccanismi di questo pallone malandato, da uomo che riconosce lo sguardo di un altro uomo. Che era diverso, in quella serata di freddo tifo e freddo clima. Ma ch’era giusto per ritornare a sorridere.
E allora il gol, quasi come naturale conseguenza di uno scatto d’orgoglio e di giustissima rivendicazione personale. E allora l’assist, come regalo e istantanea di una partita diversa ma non per questo meno bella. Anzi.
Anzi, davvero: questo Mertens piace. E pazienza se non sia già il trepuntozero che parte del mondo azzurro vorrebbe, pazienza se ogni tanto da buon umano ha da rifiatare. Da adesso in poi, la storia di Mertens prende un’altra piega. Più bella, forse. Di sicuro più avvincente. E non è più una questione di numeri, quanto di coraggio e sacrificio, quanto di passione e soprattutto di supporto. I gol, copiosi, arriveranno da un altro pianeta mentre tutto il resto riprenderà a girare con la forza di un uragano. Cioè, con la forza di Dries. Che dopo aver ricevuto il bacio della sorte, da adesso in poi ha dalla sua parte anche un po’ di fiducia in più.
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Articolo modificato 22 Nov 2017 - 15:37