Reina 6: Un primo tempo da spettatore. Nella ripresa chiude al meglio su due conclusioni insidiose di Barak.
Maggio 7: Ottava presenza stagionale ed il piglio è quello d’abitudine in quest’annata, la condizione brillante. Accorto dietro, non soffre Adnan più del dovuto. Sempre pronto a spingere quando spunta l’opportunità per la sovrapposizione, la giocata giusta sulla catena di destra. E alla presenza numero 319 in Serie A sa essere ancora decisivo, come ai tempi d’oro, spunto bruciante beffando Angella – e Allan – fallo netto e rigore del vantaggio azzurro.
Chiriches 6,5: Con lo Shakhtar per Koulibaly, ad Udine per Albiol, più di un’alternativa e per ogni occasione. C’è da regolare il connazionale Perica, un duello in alcuni casi senza esclusione di colpi che vede eclissarsi alla distanza la punta di Oddo, stesso trattamento dedicato al più mobile Lasagna. In fase d’impostazione rischia ma non demerita, 88 tocchi con una precisione dell’85%.
Koulibaly 6,5: Divide con Chiriches onori e oneri del reparto. Decisione negli interventi e dedizione all’impostazione – 76 palloni giocati con una precisione dell’89% – da Perica a Lasagna, passando per De Paul, passano tutti sotto la sua scure, senza uscirne vincitori.
Hysaj 6,5: La fluidità nel dettare la giocata non è quella di Ghoulam o Mario Rui, ma eccedere nelle richieste sarebbe fin troppo pretenzioso. Parte con timidezza, poi garantisce la giusta spinta. Il classe ’94 di Scutari gestisce oltre 100 palloni – più di tutti i compagni di squadra – gestendo al meglio ordinaria e straordinaria amministrazione.
Allan 6: Solito moto perpetuo, una sicurezza quando il gioco a metà campo richiede sciabola e non fioretto. Sulle seconde palle la sua reattività è manna dal cielo. Non impeccabile, invece, nella scelta della giocata nelle transizioni offensive, con qualche errore di troppo a referto.
Jorginho 6: Vederlo balbettare dal dischetto è un’eccezione. Caso rarissimo che però non pesa sull’economia della gara: l’italo-brasiliano è lestissimo nel depositare a rete la respinta di Scuffet. Gol da tre punti dal peso specifico essenziale e con vista sulla sfida di venerdì al San Paolo. Gioca meno palloni rispetto al solito, solo 76, figli di una pressione che Oddo detta come dogma sul portatore di pall azzurroa.
(Dal 70′ Diawara 6: Fosforo e sostanza nei venti minuti finali.)
Hamsik 5,5: Soffre quanto Jorginho la pressione della mediana avversaria, ne risente la lucidità nella giocata e finisce anche per perdere palloni al limite del pericolo nella zona nevralgica del campo. Si dedica, di converso, alla fase passiva, garantendo il giusto sacrificio a metà campo. Prova in due occasioni la battuta a rete, ma la verve non è la tipica dello slovacco, come da un po’.
Insigne 6: Sacrificio, impegno ed abnegazioni garantiti. Meno l’applicazione abbinata al suo inconfondibile estro. Dopo il rendimento trascinante contro Milan e Shaktar tira leggermente il fiato negli ultimi venticinque metri.
(Dal 74′ Zielinski s.v.)
Mertens 5,5: Quando si accende manda Danilo a spasso ma il centrale brasiliano lo ferma con le cattive. Poche occasioni con il belga protagonista, anche per suoi demeriti, quando si dedica all’ispirazione riesce sempre a lasciare il segno, ma Callejon non chiude al meglio a tu per tu con Scuffet.
Callejon 6: L’asse con Maggio è solido, con il 7 di Motril che garantisce con sapienza ripiegamenti e raddoppi favorendo, nel caso, le sovrapposizioni dell’esterno basso. La brillantezza appare superiore rispetto alle ultime uscite, ma sui suoi spunti a tagliare le linee avversarie trova spesso dirimpettai accorti. L’occasione più ghiotta, ben imbeccato da Mertens, finisce tra le braccia di Scuffet.