Quest’oggi a San Siro l’Inter può tentare il sorpasso al Napoli. Per farlo dovrà portare i tre punti a casa contro l’ostico Chievo. I clivensi in attacco saranno guidati come sempre da Roberto Inglese, che vorrà fare sicuramente un piacere alla sua “nuova” squadra e farà di tutto per battere Handanovic. La Gazzetta dello Sport ha scoperto più a fondo l’attaccante del Chievo, in un’intervista dove ha parlato anche del Napoli:
Prima di “studiarla”, quella musichetta l’avevo ascoltata un milione di volte: è più forte di me, la sento e alzo il volume della tv, canticchio anche. Una sera l’ho fatto che c’era Elena, la mia fidanzata, e lei: “Cosa sai di questa musica?”. Niente, ovviamente. Adesso, tutto: inno composto da Tony Britten, testo in inglese, francese e tedesco, controcanto nella lingua del paese ospitante quando c’è la finale. Sì che ci penso: sentirla in campo dev’essere un brivido esagerato. Al San Paolo? Tremano i quartieri vicini, no? Diciamo che la prossima settimana tiferò molto Napoli. E Manchester City…“.
“Il mio Napoli è iniziato correndo in sede al Chievo alle sette di sera: il mercato chiudeva alle undici, bisognava fare in fretta e in fretta, poi ho anche resettato. Sono stato bravo, dal giorno dopo non ci ho pensato più, tantomeno ai 12 milioni: solo lavoro a mille all’ora, come a Carpi, e credo che Giuntoli un po’ abbia scommesso anche su quello. Ricomincerò a pensarci se ci andrò: ora di scritto c’è solo il prestito al Chievo fino a giugno, nessun riferimento a gennaio. La gente la fa facile: “Lì ti mettono la palla sui piedi, vedrai”. Ma lì devi saperti allenare con loro, e quando in Nazionale l’ho fatto con Insigne ho capito un po’ di cose. Lì devi essere un’orchestra e se stoni tu, stona tutta la musica: stop e passaggio, lo fanno in undici nello stesso modo e per questo ti rubano il tempo. Per questo oggi per vedere “quel” calcio accendi la tv se ci sono Napoli o City. Ci saprò stare? Devo trovarmici, non lo so. Pronto a provarci, e poi prenderò atto: comunque, con orgoglio e serenità“.
Di Francesco è stato il primo a buttarmi nella vera mischia e il primo a spostarmi in campo: da punta centrale a esterno d’attacco. “Rientra e tira, rientra e tira”: mi sentivo inadeguato, lui lo faceva per farmi crescere. Mi verrà buono nel 4-3-3 del Napoli? È vero che appena arrivai dalla B al Chievo i possessi palla mi sembravano a velocità impossibili e poi mi sono abituato in fretta, però mi pare dura mettermi vicino alla riga: è per gente con una tecnica fuori dal comune“.
Articolo modificato 3 Dic 2017 - 10:39