Il mercato del Napoli vive un’inattesa fase di stallo. Ebbene sì, perché quello che sembrava un affare ormai concluso si sta trasformando nel caso dell’anno. Simone Verdi ha deciso di rifiutare il trasferimento in azzurro (LEGGI QUI). Proprio l’attaccante indicato da Sarri in persona per rinforzare la sua squadra, quel tassello che manca per andare al duello contro la Juventus per lo scudetto.
Questo post in breve
E invece no, dopo giorni di trattative e tentennamenti più o meno risolti, alla fine Verdi sembra aver optato per restare al Bologna. Difficile capirne i motivi. Forse perché la fidanzata bolognese gli ha chiesto di restare nella stessa città. Oppure perché non intende cambiare aria adesso che sta disputando una buona stagione in rossoblu. O molto più semplicemente, perché ha paura di finire relegato in panchina con Sarri.
Quest’ultima ipotesi, però, aprirebbe più di un dibattito sulle capacità caratteriali del calciatore, non in grado di mettersi in gioco in un club che lotta per vincere lo Scudetto. Inoltre parliamo di una rosa come quella partenopea che, di fatti, non ha sostituti di livello in attacco in grado di far rifiatare i titolari senza che la qualità della manovra ne risenta. Detto che nessuna squadra in lotta per il titolo possa assicurare ad un calciatore il posto da titolare, la sensazione è che Simone Verdi di spazio per diventare protagonista in questo Napoli l’avrebbe trovato. Eccome se l’avrebbe trovato.
Ma quello di Verdi non è il primo rifiuto recapitato al Napoli. Eh già, perché giocando un po’ con i nomi, si può arrivare ad una particolare conclusione: a rifiutare il Napoli è stata “l’Italia”. Una simpatica provocazione, ovviamente, che però tende ad evidenziare come spesso la destinazione napoletana sia gradita più dai calciatori stranieri che da quelli nostrani. I fatti sono chiari, e dicono che con Verdi il Napoli ha completato il “tricolore” dei no. Infatti, ripercorrendo la storia calcistica dei partenopei, si possono ricordare anche altre risposte negative come quelle di Rolando Bianchi e di Paolo Rossi.
Verdi, Bianchi e Rossi. Proprio i tre colori che formano la bandiera italiana. Cosa che in tempo di discriminazione territoriale fa decisamente riflettere. Eppure noi non vogliamo credere che la splendida città napoletana, spesso bistrattata e dipinta come quella che non è, sia tra i motivi che hanno portato giocatori lontano dalla maglia azzurra. Almeno non Rossi e Bianchi.
Il rifiuto di Rolando Bianchi, ad esempio, arrivò per semplici motivi economici. Era il 2007 e il Napoli di Edy Reja aveva conquistato la promozione in Serie A, iniziando una scalata vertiginosa ai vertici del calcio italiano. I campani erano alla ricerca di un bomber in grado di far fare il salto di qualità alla squadra. Bomber che l’allora d.g. Pierpaolo Marino aveva individuato in Bianchi, reduce da una straordinaria stagione tra le fila della Reggina di Walter Mazzarri con il quale mise a segno ben 18 gol. Affare fatto con i calabresi: che avrebbero incassato 10 milioni di euro.
E invece, nel momento di accettare la destinazione, l’attaccante decise di rifiutare perché attratto dal fascino della Premier League. Il Manchester City del neo presidente Khaldoon Al Mubarak offriva più soldi e soffiò il giocatore agli azzurri. Alla fine la Reggina incassò 15 milioni dalla vendita del centravanti, che però si rivelò un flop assoluto. Di lì infatti la carriera di Rolando Bianchi prese una parabola decisamente discendente. E il Napoli? Si consolò con non poco, perché con i soldi risparmiati furono ingaggiati Marcelo Zalayeta (preso in prestito dalla Juventus ma con ingaggio decisamente pesante), ma soprattutto Ezequiel Lavezzi. Calciatori (soprattutto il Pocho) che hanno poi fatto le fortune dei partenopei.
Andando indietro con il tempo va poi ricordato forse uno dei più grandi rifiuti che la storia del Napoli possa ricordare. Quello di Paolo Rossi che di lì a qualche anno diventerà il “Pablito” Nazionale trascinando l’Italia alla conquista del Mondiale di Spagna ’82. Era il 1978 un giovane Paolo Rossi, rivelazione del Mondiale in Argentina, viene messo sul mercato dal Vicenza retrocesso in Serie B, categoria in cui l’attaccante si rifiuta di giocare. Scatta subito l’asta e il Napoli brucia tutti, il presidente Farina trova l’intesa con Ferlaino, la radio annuncia che è fatta. Ma Rossi rifiuta. Teme le pressioni della città di Napoli e dei napoletani, inoltre ritiene che gli azzurri possano essere squadra non all’altezza delle sue ambizioni. Sceglierà poi di andare a Perugia. Sì, a Perugia. E finirà nel tunnel del calcioscommesse.
Ma la lista dei rifiuti prettamente nostrani rifilati al Napoli non si ferma certo ai “tre della bandiera“. Va infatti ricordato il difensore Pietro Vierchowod, uno che a detta di Diego Armando Maradona era: “Il più duro avversario da affrontare“. Il Corriere dello Sport annunciò l’inizio di una trattativa tra Napoli e Sampdoria per Vialli. Ferlaino in realtà ammise l’esistenza di una chiacchierata per Vialli, ma soprattutto una per l’acquisto di Vierchowod. Con il presidente Mantovani fu anche trovato l’accordo economico, ma Vierchowod era troppo legato alla Sampdoria: quindi scoppiò in lacrime e chiese di restare in blucerchiato.
Meno sentimentale, almeno dal punto di vista calcistico, il rifiuto di Federico Balzaretti nel 2012. Il terzino del Palermo fu praticamente acquistato dal Napoli, ma lui preferì accasarsi alla Roma. Il motivo? Dalla capitale poteva volare più facilmente e più spesso a Parigi da sua moglie, la ballerina Eleonora Abbagnato. Il problema è che sulla fascia sarà lui a non volare più. Un po’ come Davide Astori che nell’estate del 2015, dopo un lunghissimo tira e molla, decide di non accasarsi al Napoli e sceglie la Fiorentina. Sui motivi del rifiuto restano ancora molti dubbi, sicuramente non legati alla città. Se non altro perché la fidanzata è napoletana.
Pure per il centrocampo si ricordano “no” eccellenti. Come ad esempio quello di Nicola Berti, ala destra trasformata in centrocampista da Eriksson alla Fiorentina. Il Napoli stava per prenderlo nell’estate dell’88, ma lui poi preferisce andare all’Inter anziché giocare con Maradona. Meno fortuna ebbe Gaetano D’Agostino, regista cercato dal Napoli nel 2010. L’accordo con l’Udinese già c’era, ma il calciatore non accetta la corte di De Laurentiis. Il motivo è prestigioso: sulle sue tracce c’è il Real Madrid. Come finisce la storia? Alla fine D’Agostino finisce alla Fiorentina e di lui si perdono lentamente le tracce.
E poi, per tornare in tempi più recenti, come non citare il rifiuto nel 2009 di Sergio Floccari. L’attaccante in forza all’Atalanta è ad un passo dagli azzurri, ma lui preferisce andare al Genoa, società alla quale si sente particolarmente legato. E infine il no di un altro giocatore non particolarmente rimpianto: Gianluca Lapadula. Capocannoniere e trascinatore della promozione in Serie A del Pescara nel 2016 con ben 27 gol in cadetteria. Il Napoli lo vuole come vice-Higuain. Già tutto fatto con il Pescara al quale sarebbero andati circa 10 milioni più il prestito di un calciatore, ma Lapadula clamorosamente rifiuta il trasferimento firmando nello stesso giorno per il Milan. Il seguito della storia è nota: troverà poco spazio in rossonero, con il quale mette comunque a segno 8 gol. E poi si trasferisce al Genoa in questa estate, dove pure fatica a conquistarsi una maglia da titolare.
Insomma, i calciatori che hanno deciso non accettare il trasferimento all’ombra del Vesuvio sono tanti. Non solo italiani ad onor del vero. Tra gli stranieri vanno infatti ricordati i no dei vari Kramer, Gonalons e Tolisso. Alcuni dei quali (come il tedesco) addirittura “spaventati” dalla cattiva fama della città.
Per questo, e anche tanto altro, Simone Verdi probabilmente non sarà l’ultimo calciatore – italiano e non – che rifiuterà il Napoli in carriera. Una scelta che, come spesso accaduto in passato, non farà di certo strappare i capelli ai tifosi azzurri.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Pasquale Giacometti
Articolo modificato 16 Gen 2018 - 19:32