Il capitano del Napoli Marek Hamsik ha consegnato la maglia del 116° gol al museo della storia del Napoli. Per l’occasione, Radio Kiss Kiss Napoli aveva riportato le sue prime dichiarazioni rilasciate alla stampa. L’edizione odierna del Corriere dello Sport contiene l’intervista integrale, che è riportata di seguito.
Lo slovacco apre con una battuta che racchiude il senso di tutta la stagione, mentre sistema la maglia del gol numero 116: “C’è spazio in questa bacheca per aggiungerci un trofeo“.
Hamsik oltre Maradona. “E non ci credo ancora, non mi sembra vero. Quando smetterò, ed avrò modo di riflettere sulla mia carriera, mi renderò conto di quello che ho realizzato. Per il momento, me lo ricordano i tifosi“.
Il bambino ch’è stato a cosa ambiva? “A diventare un calciatore professionista e a giocare in una grande squadra. Ce l’ho fatta”
Il fanciullo che rimane nascosto in lei, invece? “Quel pensiero fisso in me, ma anche nei miei compagni di squadra. Siamo lì da ventuno giornate e da qualche settimana siamo da soli in testa: vogliamo restarci, ci crediamo, anche se siamo consapevoli delle difficoltà che incontreremo in partite che sulla carta appaiono facili ed invece sul campo diventeranno difficili. Ma noi dobbiamo vincerne il maggior numero possibile“.
Tra Napoli e Juventus siamo al ping-pong dialettico e il sospetto che si vada incontro ad una guerra di nervi. “Sicuramente sì. Le partite pesano sempre di più e più si va avanti e più s’avvertirà l’importanza d’un punto, d’un successo. Noi siamo appena usciti da un campo difficile ed abbiamo battuto un’avversaria che, recentemente, ci aveva creato difficoltà e ci aveva costretti a qualche delusione. Sapevamo che sarebbe stata complicata ma abbiamo lottato, segnato quando era preferibile farlo e poi rischiato niente“.
La differenza dov’è, dove potrebbe nascondersi: mica bisognerà aspettare il 22 aprile? “Lo scontro diretto è lontano, bisognerà affrontare avversari rispettabili – sia noi che loro – prima e dopo quella partita. Sarà decisivo vivere alla giornata, evitare calcoli, ragionare per gradi: una gara per volta“.
La vittoria di Bergamo è un segnale? “Temevamo questo appuntamento quasi più di qualsiasi altro, per tutto ciò che era successo nel passato recente. Ne siamo venuti fuori nel migliore dei modi, con una grossa prestazione“.
Sono i giorni del mercato, magari qualche alternativa potrebbe essere d’aiuto. “Io non mi occupo di queste cose, che sono di competenza della società. Per quanto mi riguarda, però, penso che la rosa sia ampia e che tutti quelli a disposizione abbiano risposto sempre bene. E poi tanto Sarri quanto noi calciatori siamo pronti ad affrontare la stagione fino al termine: l’abbiamo dimostrato anche con l’Atalanta“.
C’è un mini-ciclo, nell’immediato, con tre partite su quattro al San Paolo. “Quello stadio è la nostra fortezza e domenica ne verranno altri cinquantamila. Accelerare sarebbe un bel vantaggio e noi non vediamo l’ora di ribadire, come nell’ultima di campionato, ciò che siamo“.
Arriva Verdi: il capitano del Napoli gli direbbe qualcosa, oggi che si può? “Sentirà il San Paolo…”
Mertens ha ritrovato il gol. “E gli fa solo bene, anche se bisognerebbe aggiungere che pure nel periodo in cui non ha segnato, Dries ha fatto tante cose buone per aiutarci a vincere, assist compresi“.
Dopo dieci anni, come si sente? “Soddisfatto di questo primato, della mia vita, dell’affetto di Napoli, dei gol che per un centrocampista mi sembrano tanti. E a chi mi chiede quale sia stato il più bello posso dire che quello con la Juventus, che contribuì a darci la prima Coppa Italia, ha un ruolo particolare“.
La maglietta resta qua? “Sino al 28 febbraio, poi torna a casa mia: è un cimelio a cui non rinuncio“.
Cosa le manca, Hamsik? “C’è un posto libero, in questo museo: vogliamo riempirlo“.
Articolo modificato 24 Gen 2018 - 10:07