Il peggior mercato dell’era De Laurentiis

Doveva essere il mercato dei sogni, il mercato dei vincenti. Di chi vuole lasciare il segno, di chi non vuole commettere gli errori del passato. Doveva essere il mercato dei rinforzi. Doveva essere il mercato dello Scudetto. E invece niente. La sessione invernale della campagna trasferimenti 2018 del Napoli passerà agli archivi come quella della grande delusione, dei colpi sfumati e dei molteplici rifiuti ricevuti.

Eh sì, perché il bilancio in casa Napoli alla chiusura dei giochi vede un acquisto: lo svincolato Machach; e due cessioni in prestito: Maksimovic allo Spartak Mosca e Giaccherini al Chievo Verona. Poi una sfilza di tanti i “no” e porte sbattute in faccia, per non parlare delle trattative sfumate sul più bello. E non si può dire che i partenopei non ci abbiano provato: prima Verdi e poi Politano. Il Napoli ha offerto cifre astronomiche (25 e 30 milioni di euro, rispettivamente a Bologna e Sassuolo) pur di accaparrarseli, a discapito del reale valore tecnico di mercato dei due esterni.

Il motivo? Erano i calciatori che più piacevano a Sarri: dunque si è provato ad accontentare le richieste del tecnico. E Younes? Calciatore prima bloccato per giugno, poi acquistato come ripiego viste le difficoltà per arrivare ad altri esterni, e poi tornato velocemente in quel di Amsterdam, all’Ajax, per improvvisi problemi familiari.

NIENTE SFORTUNA, SOLO ERRORI

Sfortuna“, dirà qualcuno. Vero, è innegabile che la dea bendata non sia stata benevola con gli azzurri. Però giustificare quanto successo in questo mercato di gennaio con la cattiva sorte, risulta davvero troppo semplice. Il Napoli non si è fatto trovare pronto. Non ha avuto la forza societaria che un grande club dovrebbe avere in queste situazioni. Non ha avuto la forza di ergersi al cospetto di avversari e club più o meno potenti. Non ha avuto l’autorità di imporre le proprie scelte d’innanzi alle richieste del suo allenatore.

Già, perché è giusto provare ad accontentare le richieste del proprio tecnico, ma alle prime avvisaglie di difficoltà la dirigenza avrebbe dovuto farsi trovare pronta. Come? Rivolgendosi al mercato estero, ad esempio. O virando su delle alternative. Calciatori in grado di rafforzare la rosa a disposizione di Sarri, anche a prezzi modici, erano disponibili in questa sessione. Solo che il Napoli non li ha voluti, o ha preferito incaponirsi su obiettivi difficile da centrare, e che a dirla tutta non erano nemmeno troppo convincenti (come gli stessi Verdi e Politano).

LE ALTERNATIVE “MANCATE”

Qualche esempio? Deulofeu ne è uno. Passato dal Barcellona al Watford in prestito per 1 solo milione di euro. O Theo Walcott, acquistato dall’Everton per 22 milioni ma che non sarebbe stato impossibile da prendere in prestito oneroso. Per non parlare dello stesso Lucas Moura acquistato dal Tottenham per 28 milioni di euro, comunque meno di quanto offerto dal Napoli al Sassuolo per Politano. Insomma, di calciatori utili, seppur con ingaggi più importanti ma che avrebbero potuto rafforzare la squadra, l’Europa ne era zeppa. E le richieste di Sarri? Proprio quelle sono state il tallone d’achille del club. Perché un allenatore indica il ruolo e le caratteristiche dei giocatori che desidera, poi sta alla società trovare i giusti rinforzi. Giocatori colpevolmente non acquistati e che nella corsa scudetto avrebbero certamente fatto comodo.

Il 29 dicembre, dopo Crotone-Napoli, il tecnico azzurro aveva espressamente richiesto un esterno offensivo di livello. Impensabile che il club in testa alla classifica di Serie A non sia stato in grado di accontentare il proprio allenatore in un mese e oltre di trattative. Per tutti questi motivi, e soprattutto perché mai come in questa stagione esiste la reale possibilità di concorrere per lo scudetto, la sensazione è questo sia stato il peggior mercato condotto dal 2004 a questa parte. Ovvero da quando Aurelio De Laurentiis è il presidente del Napoli.

NIENTE È PERSO, MA C’È UN’AMARA SENSAZIONE…

Sia chiaro, i meriti e i traguardi conquistati dalla dirigenza in questi anni restano tantissimi. Forse ben oltre le aspettative di chi soltanto 13 anni e mezzo fa viveva il dramma del fallimento e l’iscrizione del Napoli al campionato di Serie C. Così come a restare intatte sono anche le possibilità di conquistare il tricolore a fine stagione.

Adesso tutto passa nella mani di Sarri e dei suoi calciatori. Ma la sensazione è che – ancora una volta – la società non si sia dimostrata all’altezza della propria squadra. Quella che, nonostante tutto, comanda la classifica di Serie A.

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Pasquale Giacometti

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