Il giorno dopo la chiusura del mercato porta inevitabilmente con sé riflessioni ed analisi. In casa Napoli le conclusioni non portano a nulla di positivo: la sessione di gennaio si è chiusa con un solo acquisto e due cessioni. Senza nulla togliere al giovane Zinedine Machach, che (forse) avremo modo di scoprire, gli obiettivi in entrata erano ben altri: dai più gettonati Verdi e Politano, all’intrigo Younes, fino alle suggestioni Deulofeu e Lucas Moura.
I tifosi adesso sono divisi. C’è chi difende le scelte di De Laurentiis e di Giuntoli, che fino all’ultimo hanno provato ad accontentare Sarri, e chi, invece, è giustamente deluso e ritiene il mercato del Napoli fallimentare. Ognuno ha le sue ragioni, certamente. La realtà, però, è che alla fine l’unico a “pagare” per un mercato praticamente inesistente è proprio Maurizio Sarri, con inevitabili conseguenze anche per il futuro di questa squadra.
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Sarà ancora il tecnico toscano a dover fare il “miracolo”. Dal suo arrivo sulla panchina napoletana Sarri è stato capace di trarre il meglio dai giocatori che aveva a disposizione. È stato così nella sua prima stagione, quando portò lo stesso gruppo (con le sole aggiunte di Reina ed Allan) che con Benitez faticò ad arrivare al quinto posto, ad un passo dallo Scudetto, sfumato nello scontro diretto con la Juve.
L’anno successivo, poi, è stato sempre Sarri a far dimenticare l’addio di Higuain. Al suo posto arrivò Milik, durato però poche giornate, ma è stato proprio lì che l’allenatore toscano ha iniziato la costruzione della squadra che in un anno e mezzo ha meravigliato l’Europa con il suo calcio. Portando avanti le sue idee e “sacrificando” tanti giocatori passati per il San Paolo senza lasciare traccia (da Regini, Grassi e Valdifiori a Tonelli, Maksimovic, Pavoletti e Giaccherini).
Quest’anno sembrava esserci maggiore sintonia sul mercato tra Sarri e la società. Nessuna spesa folle per accontentare la piazza, ma acquisti mirati, mantenendo i pezzi pregiati. Lasciare intatto il gruppo in estate, con i soli Ounas e Mario Rui a rinforzare la rosa, è stata una scelta giusta e premiata dai risultati, per dare continuità e permettere al tecnico di proseguire il suo lavoro. Adesso, però, con la squadra prima in classifica al giro di boa per la seconda volta in tre anni, bisognava fare di più.
Mai come quest’anno il Napoli sembra davvero potersi giocare lo Scudetto. Mai come quest’anno era importante consolidare la rosa per far sì che il Napoli, quelle chance, potesse giocarsele fino in fondo e senza rimpianti.
Non è un disastro, sia chiaro. La rosa rimane la stessa e competitiva, come fin qui il campo ha dimostrato. Ma acquistare anche un solo giocatore poteva essere un segnale di maturità, soprattutto per i tifosi, di consapevolezza e di crescita. Un segnale da parte di una società che sa che questa stagione potrebbe rappresentare uno spartiacque per il futuro e che fa di tutto per mettere l’allenatore e la squadra nella posizione di poter vincere.
Era giusto accontentare Sarri e regalargli i giocatori da lui richiesti. Ma era forse ancor più giusto, di fronte al no di Verdi e alle oggettive difficoltà per Politano, cambiare obiettivo, prendendo un giocatore che avesse comunque le caratteristiche richieste dal tecnico e che quindi potesse risultare utile. Solo il campo potrà sciogliere questo dubbio, così come sarà il campo a delineare il futuro di questa squadra.
Il Napoli ora ha l’obbligo di vincere. Dopo tre stagioni di crescita, questo è il momento giusto per portare finalmente al compimento questo progetto e rendere questo ciclo vincente. Un altro fallimento potrebbe contribuire, specie con le premesse di un mercato invernale già carico di rimpianti, a far esplodere l’ambiente. Una tifoseria delusa e, ancor peggio, una squadra scontenta e insoddisfatta. Un ciclo – nessuno se lo augura – che potrebbe chiudersi, quindi, con la cessione dei big e l’ennesima ricostruzione.
Soprattutto, il primo a salutare potrebbe essere Sarri. L’esterno richiesto non è arrivato e sarà un altro argomento da mettere sul tavolo delle trattative in estate, quando inevitabilmente si ridiscuterà il contratto. Quella vecchia clausola è ancora attiva e a giugno più di qualche società potrebbe bussare alla porta del Napoli e pagare gli 8 milioni per liberare l’allenatore. Sarri ha estimatori sia in Italia che all’estero e, dopo tre anni di grande lavoro ma senza un titolo, potrebbe decidere di cambiare aria.
Ma queste sono solo ipotesi. Tutto dipenderà da questi quattro mesi, quanto mai decisivi per il futuro del Napoli.
ALESSANDRO TARALLO
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