Calma, cautela, tempo. Per recuperare da un infortunio come quello che ha colpito, di nuovo, Arkadiusz Milik il 23 settembre del 2017, durante SPAL-Napoli, ci vogliono questi tre ingredienti, conditi con la pazienza.
Sì, perchè la rottura del legamento crociato e la conseguente ricostruzione sono traumi importanti per l’articolazione di un calciatore che, tra cambi di ritmo e di direzione, necessita di una risposta certa da parte del ginocchio. Risposta certa che, evidentemente, ancora non ha avuto dal suo ginocchio destro il polacco, che sta vivendo una stagione analoga a quella precedente.
Un deja vu, dunque, per Arkadiusz Milik, che non vuole di certo rivivere il baratro professionale di quell’infortunio che, prima del ginocchio sinistro e poi del destro, ha reso protagonisti e cause i suoi legamenti. Una reiterata ricerca della forma ottimale per tornare a calcare il campo da gioco e a vestire la maglia azzurra che Milik vuole compiere totalmente, senza lasciare nulla al caso.
Ne è emblema il concetto espresso da Maurizio Sarri, allenatore del Napoli, in occasione della conferenza stampa tenutasi alla vigilia di Napoli-Lipsia, andata dei sedicesimi di Europa League. Il tecnico azzurro ha detto: “Milik è in crescita, però è giusto che mi dica lui quando vuole giocare uno spezzone. Non me l’ha detto, rispetto le sue decisioni”.
Evidentemente, l’infortunio che ha coinvolto Ghoulam, la rottura della rotula (9 febbraio 2018) del ginocchio che fu operato proprio poche settimane dopo l’intervento cui si è sottoposto Milik, in seguito alla rottura del crociato anteriore durante Napoli-Manchester City (1 novembre 2017), ha destato preoccupazione nel polacco.
Detto che l’operazione precedente ha avuto un ruolo pressochè ininfluente sulla nuova sventura dell’algerino, c’è da evidenziare una possibile influenza della voglia feroce di tornare a ruggire in campo. La determinazione che Ghoulam ha più volte palesato nel voler dare una mano al suo Napoli quanto prima può, in qualche modo, aver avuto un peso su un eventuale sovraccarico, anche inconscio, di un arto la cui debolezza era, forse, nascosta dalla prontezza psicologica.
Quella prontezza psicologica che, si evince, Milik non ha maturato ancora, e a buona ragione, al punto di proporsi all’allenatore per essere parte di una gara. Una fiducia, quella verso la propria articolazione, che va, evidentemente, ancora costruita gradualmente. Un mese, all’incirca, di allenamenti con il gruppo, utili al mister per valutarlo in crescita, ma non ancora al polacco per dirsi pronto.
La strada della pazienza può, però, restituire al Napoli un Milik determinato e, nelle speranze dei tifosi azzurri e della squadra, determinante. Quando? È giusto che lo capisca da solo.
MARCO BREGLIO
RIPRODUZIONE RISERVATA
FOTO: SSC NAPOLI