Nella lettera pubblicata su The Player Tribune, Lorenzo Insigne ha dedicato un passaggio alle sue prime scarpe da calcio:
“Una sera, completamente a sorpresa, mio padre mi disse: “Vieni, andiamo a fare compere”.
Gli chiesi perché.
Lui rispose: “Andiamo a prendere le tue scarpe da calcio”.
Mio padre sicuramente non aveva soldi da sprecare in cose futili, ma in qualche modo era riuscito a trovarli per me e io non so spiegarvi l’emozione che sentivo quella sera, mentre camminavo con lui e con mio fratello più grande per cercare quelle scarpe nei negozi di articoli sportivi dell’intera città.
Il primo negozio non le aveva.
Il secondo negozio non le aveva.
Il terzo negozio le aveva, ma non le aveva del mio numero.
Abbiamo camminato praticamente per tutta Napoli.
Le abbiamo cercate in altri quattro o cinque negozi, senza risultati. Mi ricordo che stava diventando buio e io ormai avevo perso le speranze. Finalmente, quasi all’orario di chiusura, abbiamo trovato il negozio che aveva le scarpe R9, e le aveva della mia misura.
Sono sicuro che questo ricordo mi rimarrà impresso per tutta la vita: mio padre che dà al negoziante i soldi per pagare le scarpe e poi mi dà la scatola. E’ il regalo più bello che io abbia mai ricevuto. Sapete, è buffo, perché adesso che sono un calciatore professionista tramite gli sponsor mi arrivano tante scarpe gratis e ovviamente perdono un po’ di significato rispetto a quando ero un bambino.
Ma quelle prime scarpe…mamma mia. Indossarle era una sensazione indescrivibile: nella mia testa mi dicevo “va bene, forse sono basso e la mia famiglia ha origini umili, magari non sono nemmeno bravo a giocare ma ora indosso queste scarpette, le stesse che usa Ronaldo, il Fenomeno. Forse un giorno potrò diventare forte come lui”.
Non sto scherzando: pulivo quelle scarpe tutti i santi giorni. Noi giocavamo su campi che non erano certamente perfetti: c’erano fango e sassi, potete immaginare come si riducessero quelle scarpe. Quindi io tornavo a casa e le pulivo con uno strofinaccio, perché conoscevo i sacrifici che aveva fatto mio padre per riuscire a comprarmele: lui e mia madre nonostante le difficoltà non hanno mai fatto mancare nulla a me e ai miei fratelli. Le ho indossate così a lungo che erano uscite di produzione e nei negozi non si trovavano più: il giorno che si sono rotte definitivamente ed è stato impossibile aggiustarle ho pianto. Ho pianto a lungo, perché ci tenevo così tanto. Per me erano sacre.
Il video:
Articolo modificato 19 Feb 2018 - 17:56