C’è una frase che si sente spesso in relazione al calcio e che, spesso, rimane solo una frase e non si compie nei fatti. “Il calcio è di chi lo ama”. Lo è, o almeno dovrebbe esserlo.
Capita, però, sempre più di frequente che i tifosi, quelli che dovrebbero essere i principali destinatari della grande macchina da spettacolo che il calcio è, non possano accompagnare i propri beniamini e portare i colori della propria squadra in trasferta.
Capita spesso ai tifosi del Napoli, che in passato si sono resi protagonisti di episodi sgradevoli, così come hanno fatto altre tifoserie. La cosa non giustifica nè la tifoseria azzurra, nè le altre, ma anzi pone l’attenzione sulla divergenza tra come il calcio è concepito e come dovrebbe esserlo.
Non solo le violenze fisiche, ma soprattutto in quelle verbali, le battaglie social, le polemiche, portano la rivalità tra tifosi avversari su toni che davvero si allontanano molto dal concetto di sport. Lo sport è – o meglio, dovrebbe essere – condivisione, emozione, entusiasmo. Si trasforma, invece, dal lato dello spettatore, in una futile lotta di supremazia, di strenua difesa dei propri beniamini, ma soprattutto – e questo è il punto grave – di offesa verso gli avversari.
Ne conseguono spiacevoli decisioni istituzionali, come quella, ad esempio, di vietare la trasferta di Cagliari ai tifosi del Napoli. Una decisione che danneggia i sostenitori azzurri, che vorrebbero accompagnare la squadra in quell’impervio percorso che la banda Sarri deve percorrere per trasformare il grande sogno in realtà.
Danneggia, poi, il calcio per quello che è, per i valori che dovrebbe insegnare e che da tempo non fa. Alimenta l’astio e le polemiche e non incoraggia una coesistenza pacifica, che fa rabbrividire pensare come utopica, tra diverse tifoserie. Una decisione, però, che è una mossa cautelativa per evitare problemi di ordine pubblico, problemi che si eviterebbero semplicemente arrivando a una considerazione del calcio per quello che è.
Una decisione che fa male al calcio – ed in questo caso ai tifosi del Napoli -, che ha bisogno che i tifosi si rendano conto che essere avversari non deve significare essere nemici. Ben venga la fede accanita, la passione che da sempre è motore del calcio e elemento essenziale anche per un calciatore, ma bisognerebbe iniziare a limitarsi a questo, a prendersi in giro, sì, tra avversari, ma senza prendersi troppo sul serio e sempre nei limiti del rispetto reciproco.
Un rispetto che potrà, però, essere dimostrato solo quando ne sarà data la possibilità. Un compromesso, dunque, tra tifosi ed istituzioni, che hanno bisogno di venirsi incontro con un reciproco atto di fiducia.
MARCO BREGLIO
Articolo modificato 25 Feb 2018 - 22:32