L’ex direttore sportivo e oggi opinionista, Enrico Fedele, ha scritto il suo consueto editoriale post partita dopo la sfida tra Napoli e Inter. Particolari le considerazioni di Fedele che punta il dito contro Maurizio Sarri. Di seguito l’articolo:
“Scusate, ma l’unico vero colpevole di questo pareggio con l’Inter si chiama Maurizio Sarri. Non me ne vogliate ma devo ancora una volta processarlo. Ovviamente senza dimenticare tutti i meriti che lui ha per aver dato un gioco brillante alla squadra azzurra. Ma è mai possibile che ancora una volta, così come contro la Roma, non è stato in grado di trovare una mossa tattica per scardinare il muro avversario? È mai possibile che un Milik, uno Zielinski o un Rog possono essere inseriti soltanto nel finale di partita? No, non è possibile che una squadra che gioca il miglior calcio del campionato non sia in grado di poter cambiare schemi quando non si riesce a sbloccare il risultato, nonostante il netto predominio.
Purtroppo i mille passaggetti e tocchetti da spettacolo in alcuni momenti della gara andrebbero messi da parte e puntare su nuovi schemi, soprattutto quando ti ritrovi di fronte allenatori bravi, vedi Di Francesco e Spalletti, che trovano le mosse per imbavagliare il gioco da applausi del Napoli. Ieri l’allenatore dell’Inter non ha perso tempo per invertire i terzini quando si è reso conto che Insigne cominciava a spadroneggiare sulla fascia sinistra. Ed anche quando ha capito che partire con palla al piede dalle retrovie era diventato rischioso, ha ordinato al suo portiere di calciare lungo al di là della metà campo. Invece Sarri è stato a guardare, è stato ad ammirare il suo bel gioco sempre ripetitivo e senza sbocco. Mi dispiace ma se questo è il “sarrismo” non ci sto più, io voglio vincere e il calcio spettacolo non mi basta.
Purtroppo devo ricordare che il tecnico del Napoli fino ad oggi non ha mai vinto nulla. E siccome c’è ancora tempo per rimediare e per continuare nella lotta scudetto con la Juve, allora cerchiamo di darci una regolata tattica e diamo più fiducia ai bravi panchinari“.