Delusione, dispiacere, la consapevolezza che si sarebbe potuto fare di più. Il pareggio di Reggio Emilia, pesante snodo negativo della stagione azzurra, lascia nell’ambiente azzurro un grande senso di amaro in bocca.
Un vero e proprio tabù, il Mapei Stadium, campo sul quale gli azzurri, da quando a guidarli è Maurizio Sarri, non sono mai riusciti ad ottenere bottino pieno.
E mentre la Juventus prende il largo e sale a +4, gli azzurri raccolgono i cocci di un pomeriggio deludente, con la certezza che realizzare il sogno tanto agognato sarà ora cosa ben più ardua. Una trasferta che consegna al popolo partenopeo solo una magra consolazione. Quella di aver ritrovato una pedina che mai come a Reggio Emilia ha saputo dimostrare di poter aggiungere svariate soluzioni in più al solito copione, i cui limiti spesso sono celati dalle virtù.
Arkadiusz Milik è entrato con il piglio giusto, con la determinazione di voler far male, con la giusta presunzione di potersi concedere giocate difficili.
Fa a sportellate, aggiunge tanto peso in più all’interno dell’area, tanto da invitare i compagni ad un uso insolitamente frequente del cross alto. Perchè il possente polacco mette in apprensione tutta la guardia neroverde, dimostrando che giocare aiuta a recuperare.
I circa 50 minuti collezionati con la Polonia nelle due amichevoli con Nigeria (subentrato al 72′) e Corea del Sud (subentrato al 61′) hanno restituito al Napoli un Milik rinvigorito e più libero dal punto di vista mentale.
La sfortunata girata mancina volante sul cross di Mario Rui che trova il piede di Consigli, lo stacco di testa su calcio d’angolo di poco alto, la rovesciata che si infrange sulla traversa appena dopo aver illuso il popolo napoletano intero. Sono le tre fotografie della fame che Arkadiusz Milik ha dimostrato di tornare ad avere.
Una nota positiva in una serata nera, che per quanto possa far sorridere in ottica futura non spegne la cocente delusione di un sogno che inizia a sfumare tra le dita.
FOTO: SSC NAPOLI