Dopo le proteste subite in campo, ora sono gli arbitri ad alzare la voce. Come riporta il Corriere della Sera la protesta degli arbitri, legata a vari fattori, potrebbe anche condizionare una giornata di Serie A, impedendone il regolare svolgimento.
La parola sciopero i vertici arbitrali non la vogliono pronunciare, “perché noi siamo dilettanti, quindi al massimo ci possiamo astenere dall’attività ”, ma la sostanza non cambia: i fischietti sono sul piede di guerra e minacciano di andare fino in fondo, di restarsene cioè a casa. “Dipende dalle risposte ma siamo pronti a tutto” è la posizione compatta del partito. Alle questioni purtroppo note (violenze, rimborsi non pagati da mesi dalla C in giù) si sono aggiunti temi freschi, primo fra tutti le class action da parte dei tifosi scontenti, nello specifico i laziali. Varie insomma le ragioni, che verranno elencate oggi dal presidente Nicchi, ma il concetto di fondo è che gli arbitri chiedono rispetto per la propria autonomia “gestionale e politica”. Pur non essendo all’ordine del giorno, il tema più delicato resta infatti il peso rappresentativo in Figc: circola voce che all’Aia verrà tolto il 2% di delegati alle elezioni del presidente della federcalcio. E che Nicchi non intende assolutamente mollare.