Se non avesse il peso specifico che ha, quella parata se la sarebbero goduta anche i tifosi azzurri. Forse le leggi della fisica si sono sospese per un attimo, forse Donnarumma ha letto la mente di Milik, forse si è tramutato – per un momento – in una pantera. È il suo balzo felino ad infrangere – forse definitivamente, forse no – quei sogni di gloria a lungo inseguiti. Si discuterà delle colpe di Milik, si apprezzerà la bellezza del gesto tecnico del ragazzino del ’99. Si divideranno, in una perfetta dicotomia che partirà comunque da un semplice assunto: lo 0-0.
Che, salvo miracoli sportivi, condanna il Napoli al purgatorio. La scalata sembrava possibile, con l’aiuto della dea bendata Diawara aveva riportato il morale a mille. Ma non è bastato. Il Napoli è sbattuto su un Milan compatto, arroccato, ma anche pungente. S’è salvato due volte con Reina, una con Albiol. Qualcosina lì in avanti se l’è inventata, senza però trovare quella deviazione giusta, quel soffio sul pallone in grado di cambiare le sorti.
E i rimpianti si riflettono su Milik e sulla sua palla goal – di nuovo – a tempo scaduto. In zona Diawara. Di nuovo: sarebbe stato troppo bello. L’ha piazzata, e ora si discuterà su come – stilisticamente – avrebbe dovuto calciarla e angolarla.
E invece, no, sminuire il gesto di Donnarumma sarebbe un crimine calcistico. Sul diagonale di Milik si flette e poi si allunga: chi sarebbe riuscito ad arrivare su quel pallone? È una perla. E forse, proprio perché è tale, provoca più dolore: ci si è infranti su un capolavoro di bellezza, la caratteristica che ha contraddistinto una grande parte della stagione azzurra.
Donnarumma si prende la copertina, il Napoli i mugugni. A fine stagione si metterà tutto sulla bilancia: quanto peserà quel balzo?