Ed ora crediamoci

Ed ora crediamoci: non è finito proprio nulla e la partita di questa sera lo dimostra più di tutte. E allora crediamoci, perché gli dei si scoprono più fragili ed umani: il pareggio della Juve a Crotone è manna dal cielo. Nel momento decisivo, lo spartiacque. Ed ora crediamoci, perché a quattro giorni dal match, è più che mai doveroso pensare che mai come questa volta l’impresa è possibile.

Ed ora crediamoci, con tutti i limiti e le paure: solo affrontarle vorrebbe dire superarle. Ed ora crediamoci, a testa alta: perché subire due gol dall’Udinese non era preventivabile, alla vigilia. Eppure è successo. Ribaltare sempre la partita è carica, linfa vitale in questo momento. Perché si è stanchi, ma non si smette di lottare, non si molla: è il caso di dirlo, questo percorso va prolungato più che mai. Fino alla fine.

E adesso crediamoci: ripartendo dalla leadership di Insigne, dalla carica di Albiol, da Tonelli: un esempio di vita, per tutti noi, Lorenzo Tonelli. Non importa quanto tempo tu stia nella penombra, conta solo fare la differenza quando chiamati in causa. Ed ora crediamoci anche con Milik: con la sua gioia, con il suo tocco sinistro, col suo ritorno e col suo impatto. Decisivo, proprio ora che serviva. È il tocco della provvidenza. Ed ora crediamoci, andando a Torino e pensando a quei sessantamila uniti in un solo battito, all’unisono. Crediamoci, andando allo Stadium con l’entusiasmo, la grinta, la fame e la cattiveria. Perché non è un sogno, ma la realtà: una sorte che si accanisce e che torna a girare come deve. Crediamoci, perché è un segno del destino. Crediamoci, perché non è finita. Perché è possibile. Perché questa storia non ha spazio per rimorsi e rimpianti. Aspetta solo di essere scritta. 

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