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Ci sono tanti luoghi per passare il sabato pomeriggio. Specialmente se è primavera e il clima annuncia già l’estate. Spiagge, parchi, gite. O il letto, ché le fatiche della settimana, in un modo o nell’altro, vanno smaltite. Se vai a sostenere la tua squadra del cuore in partenza per una trasferta, beh, allora sei un pazzo. O sei solo innamorato. O entrambe le cose, la differenza è davvero sottile.

In una città di pazzi innamorati, poi – e solo in una città di pazzi innamorati – può succedere qualcosa di ancor più strano. Strano agli occhi degli altri, di chi vive la vita in maniera diversa, di chi – in definitiva – non può capire. Di chi soprattutto giudica male, guardando da lontano. “Non lavorano, pensano solo al calcio” si dirà. Di pazzi innamorati ce n’erano tremila, sparsi tra lo stadio San Paolo e l’aeroporto di Capodichino.

E neppure i calciatori s’aspettavano un’accoglienza così. Sono rimasti incantati tutti, dai novellini (Machach) ai gregari più consumati (Mertens). Tremila cuori pronti alla battaglia, ad incitare i propri combattenti verso una sfida che sa di questione vita-morte. Tremila persone che hanno rinunciato a qualcosa pur di lanciare un urlo, un solo urlo, di sostegno. Magari senza neppure farsi sentire dai propri beniamini, ma esserci conta più di qualsiasi altra cosa.

Tremila pazzi innamorati ad incitare Marek Hamsik, che forse andrà in panchina ma che resta il capitano indiscusso e l’idolo intoccabile della folla. Tremila pazzi innamorati di Sarri, accolto tra le ovazioni generali a Capodichino, in viaggio da solo.

Applausi per tutti, nessuno lasciato indietro. Significa far squadra, significa che ogni componente ha eguale dignità. Anche i tifosi, che lì a Torino non ci saranno ma che hanno lanciato un segnale chiaro: “Siamo con voi, siamo qui. Siamo vicini. E, se potessimo, invaderemmo lo Stadium”. 

Non era una mattinata normale, inutile girarci intorno. Era una mattinata preoccupante, d’ansia, di spasmodica attesa, di unghie rosicchiate, di ricerca di una tranquillità apparente. Forse una mattinata di paura. Poi i tifosi l’han resa straordinaria, hanno allontanato tutti i presagi negativi. Subentrano la convinzione, la fiducia, la carica, le motivazioni: oggi il Napoli sa chi è, sa cosa deve fare.

Sa che tremila tifosi hanno orchestrato una follia inattesa e sa che – dovesse succedere l’impensabile – questo sarebbe solo l’antipasto, un piccolo assaggio. Il meglio, insomma, deve ancora arrivare. È proprio una città di pazzi innamorati.

 

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Scritto da
Vittorio Perrone