Sull’edizione odierna de Il Corriere della sera c’è questa mattina, come di consueto, l’editoriale di Mario Sconcerti, che oggi esalta particolarmente la stagione della Juventus:
“È vero che è rispettata dagli arbitri, dal potere. Ma è vero che ha fatto di Calciopoli il suo nuovo inizio, una nemesi quasi violenta per l’insistenza con cui ha cancellato qualunque gerarchia. Il nuovo ciclo della Juve comincia da quella umiliazione di cui troppe volte si dimentica il particolare più importante: è stata pagata. Non è stato regalato nulla. Quel giorno ha cambiato il calcio italiano, si è aperta la corsa a una successione i cui costi hanno cancellato perfino i padroni più ricchi. Moratti ha vinto, ma ha dovuto vendere. Berlusconi ha capito che la corsa era diventata insopportabile. Anche la Roma della famiglia Sensi ha fatto in fretta un passo indietro. La Juve è stata l’unica a mantenere i suoi proprietari, la sua storia, il senso comune dei propri investimenti. Se il primo effetto di Calciopoli è stato cancellare la Juventus, il secondo è stato quello di sfinire Milano. Roma e Napoli sono stati gli avversari inespressi di questi anni senza Milano, ma non sono riusciti a costruirsi. È straordinario che una squadra vinca 7 volte di fila il campionato italiano, altrettanto interessante è cercare di capire perché.
Gli avversari si sono accontentati di competere, non sono riusciti a vincere. I meriti della Juve sono stati proporzionali ai loro limiti. Nessuno è cresciuto, qualcuno ha inventato, ma non è bastato. Questa è la sintesi della crisi del calcio italiano. La mancanza di dialettica ha strozzato la crescita, è rimasta solo la Juve. Ma non è mai colpa di chi vince. Tocca agli avversari adeguarsi. Napoli e Roma sembrano nel tempo essersi sfiniti e Milano continua a vivere con troppi traumi. In sostanza la Juve ha diviso e comandato il calcio per questi lunghi anni, vincendo molto e progredendo abbastanza, ma soprattutto ottenendo di non far nascere gli altri. E potrà mandarsi via solo sbagliando in piena autonomia”.