Poteva essere l’eroe eterno del popolo azzurro, con quel suo gol decisivo allo Juventus Stadium. Ma la storia ha deciso di scrivere con colori diversi, e questo lo sappiamo già. Si racconta così, Kalidou Koulibaly, all’emittente francese So Foot:
“Lo scudetto l’abbiamo perso contro squadre che avremmo dovuto battere: Sassuolo, Milan, Chievo. Anche se giocare sempre dopo la Juve non era facile, influisce sulla pressione per il risultato. Capisco che fossero in Champions League, ma ad un certo punto ne sono usciti ed è stata dura psicologicamente. Ed è stato davvero difficile assistere alla sconfitta dell’Inter con la Juve.
Il gol allo Stadium? Non mi ricordo più cos’è successo dopo il gol. Per me è importante restituire l’affetto che ho avuto dalla gente.
Razzismo? Difficile far finta di niente. Ma quel giorno un bambino laziale si scusò per quanto successo. Gli regalai la maglia. La volta dopo i tifosi del Napoli vennero allo stadio con delle maschere con il mio volto ritratto. La prova che mi sono vicini. Il problema è di tutto il Paese e anche i napoletani lo subiscono, perché gente del sud.
Il rapporto con Sarri? All’inizio non mi calcolava, gli chiesi di essere ceduto. Il club però si oppose. Poi iniziò a farmi giocare. E pur di non uscire dai titolari giocavo anche se ero sfinito. Sarri mi ha trasmesso un’altra visione del calcio. Certi allenamenti senza opposizione sono da pazzi“.
Benitez mi chiamò? Si, Ma gli riattaccai in faccia due volte, pensavo fosse uno scherzo. De Laurentiis voleva uno sconto perché ero dieci centimetri più basso di quanto aveva letto su Internet. Mi fece una lezione con bicchieri e forchette al posto di difensori e attaccanti. E mi chiedeva come mi sarei mosso. In quindici minuti ho imparato un sacco di cose»..
Articolo modificato 31 Mag 2018 - 11:03