Il Cesena sia avvia verso un triste epilogo della sua storia calcistica. La mancata iscrizione al prossimo campionato di Serie B comporta purtroppo il fallimento della società romagnola.
Il presidente Giorgio Lugaresi, disperato per non essere riuscito a salvare la società, ha minacciato il suicidio in una lettera destinata agli addetti ai lavori, ai sostenitori del Cesena, alle più importanti testate giornalistiche e alla Lega di Serie B. Lugaresi ha dichiarato di essere stato tradito dalle promesse del Sindaco e di alcuni imprenditori come Amadori, che in un primo momento avevano annunciato di voler dare una mano alla società, salvo poi tirarsi indietro. Lugaresi ha espresso parole dure anche nei confronti dell’ex presidente Igor Campedelli, definendolo il principale protagonista dell’inizio del fallimento della scoietà romagnola.
Fortuntamente la minaccia di suicidio dopo molte ore di alta tensione, sembra rientrata. L’ultimo disperato tentativo del presidente con un piano di ristrutturazione del debito purtroppo è stato respinto dall’Agenzia delle entrate.
Questo è il testo della lettera:
“Quando leggerete questo scritto io sarò morto. Normalmente chi si suicida, lo fa in stato confusionale e magari lascia un foglietto di scuse soprattutto alla famiglia. Io invece ho pensato a questo gesto già da molto tempo perché non essere riuscito a salvare il Cesena per me è una sconfitta insopportabile e preferisco sparire per sempre pagando con la vita. Molte persone a me care rimarranno senza lavoro. A mia moglie Francesca e mio figlio Michele le banche porteranno via la casa. Ogni mio bene immobiliare finirà all’asta. E molti dei soci che sono sempre stati contestati dagli Ultras, perderanno molti soldi e proprietà.
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato con me nel Calcio e nelle mie attività. Con tutti ho sempre avuto rapporti di grande spessore morale che a volte sono maturati in amicizie fantastiche. (…) Ai Soci che hanno partecipato a questa azzardata avventura chiedo scusa per gli errori che ho commesso e per il fatto che non sono riuscito a contenere a sufficienza i costi di gestione. Fortunatamente abbiamo sempre condiviso tutto e quindi nessuno potrà dire di essere stato tenuto allo scuro di come si stesse operando in Società, nemmeno Marino Vernocchi che è stato Consigliere ed ex vicepresidente ma che non ha dato che pochi spiccioli per la causa e li ha recuperati tutti. Una delusione come dirigente e come amico. Ero certo che con la ristrutturazione del debito ci saremmo messi a posto per sempre e me ne sarei potuto andare in modo leggero. A Cesena il Calcio ha dato tanto e temo che dopo di noi non sarà più così.
Sono rimasto molto deluso dal sindaco Paolo Lucchi, perché a fronte di promesse iniziali per aiutarmi a coinvolgere i più importanti imprenditori della nostra zona, dopo essere stato rieletto col secondo mandato, si è dileguato completamente e anzi in molte occasioni ci ha remato contro. Voglio invece ringraziare Bruno Piraccini di Orogel per esserci sempre stato vicino e con lui Luca Pagliacci e Gianluca Padovani. Degli altri imprenditori più noti, è nei miei pensieri Pierluigi Trevisani che pur avendo i fratelli contrari e anche il nipote, ci ha dato una mano e l’ho apprezzato moltissimo.
La persona più insensibile e che spesso mi ha illuso, ma nei fatti non ha fatto proprio nulla, è Nerio Alessandri di Technogym. Con l’Azienda che ha avrebbe potuto “con un battito di ciglia” toglierci da guai. Gliel’ho chiesto sempre con garbo, ma lui nulla. (…) Un’altra Azienda che mi aveva promesso aiuto, ma poi non ha fatto proprio nulla è Amadori. Ho avuto più incontri e anche colloqui telefonici con Francesca e Flavio Amadori, ma oltre a grande attenzione e alcune promesse, il Cesena non ha ricevuto nulla. (…) Apofruit aveva in Renzo Piraccini come Direttore generale e col Presidente di quella grossa cooperativa, dopo avermi detto che conoscevano bene Edmeo e lo avevano sempre stimato anche da concorrente, prima mi concessero un appuntamento e poi lo disdissero dicendomi al telefono che non potevano far nulla. Era una delle Aziende che a dire del sindaco Lucchi ci avrebbe sicuramente aiutato.
Ho sempre detto che da soli non ce l’avremmo fatta e credo che resistere dal dicembre 2012 a oggi sia da portare come un vanto. Abbiamo anche fatto un anno di A. Una gioia immensa! Ho rovinato la mia famiglia e questo è il dolore più grande. Non sono nemmeno riuscito a godermi la crescita di mio nipote Adamo che non vedrò più. (…) Igor Campedelli (…) ha ingannato me, i suoi famigliari, tutta Cesena. Invece Luca Mancini si è riabilitato ai miei occhi anche se penso che abbia fatto molti errori, ma poi ci ha aiutato in qualche modo e anche se i soldi erano di Piero Visani, è stato utile alla sopravvivenza fino alla morte di oggi. La mia non vuole essere una lettera dove elenco le persone buone e quelle cattive, ma quelli che hanno aiutato o non aiutato il Cesena pur potendolo fare senza sforzo e si sono tirati indietro.
Il Cesena meritava di essere salvato. Christian Dionigi è stato un preziosissimo collaboratore e lo abbraccio forte. Lui forse aveva capito che mi sarei ucciso. Uccidersi io lo vedo come un atto d’onore nei confronti della mia personale sconfitta. Un atto dovuto. Verrò dimenticato in fretta dal mondo dello Sport. Le mie ceneri mi piacerebbe venissero sparse in Lapponia svedese e in parte messe insieme a Donatella che è stata mia moglie per 32 anni. Il dolore per la sua morte mi fece cedere a Campedelli.
Piacque subito a tutti i Soci che invece di dirmi: “Giorgio stai fuori qualche mese che qui ci pensiamo noi, e quando ti sentirai un po’ meglio ritorna”, mi dissero a noi va bene lui. In quei lunghi mesi di malattia di mia moglie Donatella, mio cugino e vicepresidente Michele Manuzzi, approfittando delle mie prolungate assenze, mi remò contro per farmi fuori, ma il consiglio lo sputò fuori accettando le sue dimissioni e nacquero i quattro vicepresidenti. Una brutta storia fatta di invidie. Il Cesena è andato a Campedelli con 9,5 milioni di debiti interamente garantiti da me. Io non sono rimasto socio come tutti credono del Cesena, ma della Società maggiore azionista e senza alcun incarico e senza essere presente nel CdA. Per cui di ciò che facessero loro io non ne sapevo proprio nulla! E questa è la verità. Uno degli atti più indegni di Campedelli è aver venduto il posto di Edmeo in Tribuna d’onore il giorno di Cesena-Milan. Edmeo rimase in casa di riposo a Longiano e di lì a poco mori.
E così il Cesena del professionismo non esisterà più. Sarebbe stato sufficiente che ci avessero affiancato un po’ di Aziende del territorio, ma non l’hanno voluto fare. Ho sempre detto loro che io mi sarei potuto far da parte anche subito se potevo essere ritenuto scomodo, ma ciò non è bastato. Credetemi se vi pare, abbiamo dato il massimo, anche se l’errore più grosso è stato quello di tentare il salvataggio, ma l’amore per la Squadra e la nostra città ha avuto il sopravvento sulla ragione. Molti di coloro che ci hanno criticato, potranno parlare di questa cosa per un po’ di giorni, ma poi resterà il “vuoto cosmico” come ho scritto qualche anno fa nel mio libro.
Negli anni sono sempre stato aspramente criticato, come del resto anche mio padre, da coloro che si definiscono Ultras. Con la mia morte e con la morte del Cesena, moriranno anche loro. Non si sono neppure resi conto che noi Dirigenti li abbiamo tenuti in vita per anni. Ora anche loro perderanno tutto e di questo sono felice. Povere menti in poveri uomini. Oggi (ieri, ndr) è arrivato il rifiuto alla transazione dell’accordo fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate. Tutto ciò è incomprensibile perché l’accordo è partito da loro, soprattutto dalla dottoressa Rossella Orlandi e Fasan. (…) Ci hanno fatto lavorare mesi con serietà e la speranza di mettere al sicuro il futuro del Cesena e delle persone che ci lavorano. (…) Mi dispiace per tutti i creditori che non prenderanno più quasi nulla”.
Articolo modificato 21 Giu 2018 - 00:49