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“Sarri un grande come Mussolini”, l’ultimo capitolo del declino culturale italiano che il calcio amplifica

Il calcio e lo sport in generale, come spesso accade, non sono altro che lo specchio della nazione che li rappresenta. Negli ultimi anni, l’Italia, sta indubbiamente attraversando uno dei periodi più complicati della sua storia, dal dopoguerra ad oggi. Le tensioni, politiche e sociali sono all’ordine del giorno e le dichiarazioni al limite della decenza non mancano. Spesso e volentieri, le più controverse provengono proprio da membri delle istituzioni.

Dal recente caso Aquarius, fino alla schedatura di rom e sinti. Il nostro calcio anche questa volta non ha fatto eccezione. Fino ai primi anni 2000, la serie A e la nazionale italiana erano sinonimo dei eccellenza riconosciuta in tutto il globo. Da punto d’arrivo, siamo diventati uno degli scali del calcio mondiale. Negli anni anche la qualità degli addetti ai lavori è calata drasticamente, e gli esempi negativi sfortunatamente non mancano.

Optì Pobà

Era il 26 luglio del 2014, la FIGC, di lì a poche settimane avrebbe scelto il presidente della federazione. Due i candidati, Carlo Tavecchio, presidente della Lega Dilettanti e Demetrio Albertini, ex calciatore del Milan ed ex dirigente della nazionale italiana. Carlo Tavecchio, durante un dibattito, dichiara: “Le questioni di accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un’altra. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano se hanno professionalità per farli giocare, noi diciamo che Opti Pobà è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra va dimostrato il curriculum e il pedigree”.

Questo il ‘biglietto da visita’ di quello che poi diventerà il presidente della federazione. Questa naturalmente fu solo la prima di tante uscite a dir poco infelici. Dalle donne “handicappate” per il calcio, fino a non ho niente contro gli ebrei ma è meglio tenerli a bada“. In un paese serio, un signore del genere non solo non sarebbe mai diventato presidente della federazione, avrebbe ritirato la candidatura già quel 26 luglio.

Sarri come Mussolini

Tornando ai giorni nostri, altre dichiarazioni in giornata hanno destato un bel po’ di stupore. Durante la trasmissione radiofonica Si Gonfia la Rete, in onda su radio CRC, l’ex giocatore e attuale agente FIFA, Beppe Accardi ha dichiarato: “A me dispiace per come è andata a finire la questione Sarri, sono sicuro che al Chelsea farà bene, è un allenatore straordinario.

Il fatto che non tutti i collaboratori lo abbiano seguito, c’è stata questa spaccatura tra chi è rimasto a Napoli e chi lo seguirà in Inghilterra, mi ha sorpreso, poi è difficile risalire alla verità, chi scrive la storia narra sempre la sua verità cercando di mettere in cattiva luce lo sconfitto, prendete ad esempio Mussolini: è stato il più grande statista italiano, ha istituito le pensioni, bonificato terreni paludosi, poi ha fatto l’errore più grave della sua vita, schierarsi con Hitler, e alla fine ha pagato tutto” . 

Tutto normale

La tranquillità con la quale Accardi rilascia queste dichiarazioni è allo stesso tempo disarmante quanto tristemente normale. Non ce ne voglia l’ex Palermo, il ruolo che ricopre è sicuramente meno importante degli esempi riportati precedentemente, ma ciononostante le frasi e i paragoni usati non possono essere ridotti come spesso accade a uno scivolone o a una gaffe.

Paragonare l’innegabile ottimo lavoro fatto dall’ex tecnico azzurro alla pagina più buia dell’Italia unita non è una cosa che può essere detta alla leggera. Non si può paragonare un signore che con il suo gioco ha portato gioia in migliaia di case, a uno che con le sue azioni, le case, le ha distrutte. Ci auguriamo solo che il signor Accardi, al contrario di chi prima di lui è caduto in determinati errori, non metta la solita pezza a colori per riparare. La speranza è quella di vedere per una volta delle scuse sincere.

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Scritto da
Ilario Covino