Umberto Chiariello, nel corso del suo consueto editoriale a Campania Sport su Canale21, ha risposto alle accuse, con minaccia di denuncia, da parte di Aurelio De Laurentiis che lo aveva attaccato nella conferenza di presentazione del nuovo Bari.
Questa la risposta di Chiariello: “[…] Già ci sono cascato due anni fa, quest’anno ho cercato di tenermene fuori ma alla fine vengo preso ad emblema da parte di coloro che vogliono la notizia di Cavani al Napoli. Io non l’ho mai data: ho citato Luigi De Laurentiis, perché mi risultava che avesse partecipato, lui, a questi contatti ma non c’è l’oggetto del contendere perché che il Napoli abbia preso Cavani non l’ho mai detto. A citare Luigi De Laurentiis non sono stato io il primo. Vogliamo andare a ricordare che cosa disse il presidente Aurelio De Laurentiis, che il 28 giugno, disse che Ancelotti gli aveva detto che, per essere competitivi in Champions serviva un trentunenne. Non sono io che ho dato la stura alla ricerca del trentunenne. Si fece il toto-trentunenne per giorni e giorni e tra i nomi ovviamente c’era anche Cavani, come Benzema, come Vidal e via dicendo. Se poi il presidente non vuole che si citi il figlio, se lo dica con lui: che Luigi avesse aperto a Cavani, beh, l’ha detto lui stesso e lo trovate sui siti: “Chi non vorrebbe Cavani al Napoli?” – aveva detto. Che il Matador fosse nei pensieri del patron non l’ho detto io, non l’ho scritto io. Perché prima De Laurentiis apre al trentunenne, poi il figlio dice chi non vorrebbe Cavani al Napoli e poi escono tanti siti, e tante informazioni locali che non cito per non coinvolgere altra gente ma tutti hanno provato questa cosa dicendo addirittura che sarebbe arrivato. Non voglio starci in mezzo ed alla fine viene detto che la notizia di Cavani l’ho detta io. Non è vero, non l’ho detto. L’errore che fa il presidente quando dice che io ho detto che Luigi ha chiamato Cavani sbaglia, perché io ho detto che Luigi ha chiamato l’entourage di Cavani, anzi il suo legale napoletano: un mio carissimo amico, con cui l’avvocato intrattiene rapporti molto stretti, mi ha raccontato di contatti sporadici improduttivi. Nessuna trattativa, come ho detto. Perché mi si attribuisce una fake news che ho rigettato dal primo momento?
Ho cercato per anni di creare un salotto pacato, ho alzato la voce solo per dire che erano vergognosi gli striscioni contro De Laurentiis. Ho rischiato grosso. Mi è venuto un dubbio. Forse la lettera, pubblica, che gli ho scritto per prendere Cavani ha potuto dare fastidio […]. Il mio pensiero non cambia, continuo a condividere la linea gestionale della società. Ma stavolta, presidente, ha sbagliato bersaglio. Io vado avanti a schiena dritta, nonostante le offese, a sostenere la linea gestionale perché la condivido, e quando sbaglierà lo dirò. Vado fiero ed orgoglioso di trent’anni di mestiere: se c’è una cosa che voglio dirti, caro presidente, è che tu mi hai fatto un favore. Perché ho trovato affetto e sostegni che mi hanno commosso. Volevo quasi abbandonare la televisione e sbrigarmela privatamente, poi ho pensato che io devo andare avanti perché è tale la stima che ho ricevuto che mi fa dire che devo continuare a fare questo lavoro come lo faccio. Allora, caro presidente, poiché tu hai offeso mio figlio, e so che hai un nipote a cui tieni tanto e quindi sei amorevole coi bambini, un ragazzo che ora andrà a scuola al liceo si sentirà dire che il padre è uno scorrettissimo, è un sobillatore, non va bene. Ti chiedo un risarcimento pubblico. Sai che devi fare? Regalare la maglia di Insigne, che è il suo idolo, a mio figlio. Questo è il risarcimento che io voglio, perché gli ho chiesto: “Giorgio, sai cosa chiederò al presidente perché mi ha offeso? Di farti giocare in porta coi ragazzi della tua età, così in famiglia per una volta potremo dire che abbiamo giocato nel Napoli. Lui mi ha risposto così: “Papà, non lo chiedere, perché gioco nel Napoli solo se lo merito!”. Questi sono i Chiariello, presidente. Lo sappia”.