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Passa il tempo ma lui no. Se c’è una certezza imprescindibile, lì, a troneggiare nella zona nevralgica del campo, Carlo Ancelotti l’ha trovata nello stantuffo ex Udinese. Sì, onori e strali per il piede con gps integrato di Piotr Zielinski, capace di ribaltare la gara e spingere i partenopei verso tre punti più che meritati, ma a rubare l’occhio lungo tutti i 97′ di gioco della gara di ieri, a metà campo è sempre stato Allan, unico nel suo genere. E per caratteristiche. Unico, appunto, nello scacchiere del tecnico ex Milan che alle peculiarità del volante scuola Vasco da Gama si affida, riuscendo a trovare la quadra nel vivo del gioco.

I NUMERI

Ben 11,154 km battuti sul manto erboso del San Paolo, meglio di lui soltanto l’instancabile – ma un po’ in ombra rispetto ai suoi standard – Lorenzo Insigne sull’out mancino. Tutti, dal primo al novantesimo, percorsi con la capacità di rendere al meglio. Sempre. Distruggere, poi cucire e costruire, dura la vita quando a polmoni per quattro abbini il tocco felpato tipico della scuola verdeoro. C’è esigenza. Ma Allan ci riesce, senza battere ciglio, senza mai abbandonare la nave anche quando è proprio la mediana a imbarcare acqua e a patire i rossoneri. Ma se Zielinski va a corrente alternata, se Hamsik continua a balbettare in un ruolo in cui non tutto al momento sembra girare come dovrebbe, è il carioca a suonare la carica. Cantare e portare la croce, con la grinta, con la travolgente frenesia di chi quelle lacrime di Firenze le ha ancora marchiate a fuoco, sulla propria pelle.

Densità e dominio della propria zona di competenza. L’heatmap della prestazione del brasiliano. Grafico: whoscored.com

Presenza che conforta, infonde sicurezza, lì sul centrodestra. Padrone spietato delle zolle affidategli dal tecnico, la prestazione del numero 5 azzurro si è posta a specchio con quella da Mvp dell’Olimpico. Dai 77 palloni giocati, con una precisione del 93%, ai 7 recuperi. Passando per i 2 falli subiti a dispetto dei 3 commessi.

Ossigeno che ristora, anche nei momenti più complessi, quando tutto lasciava presagire una serata dal retrogusto amaro, amarissimo, per il pubblico del San Paolo. Fino al delirio, con la propria impronta ben incisa, tracciata. Perchè proprio come contro la Lazio è una sua intuizione ad accompagnare la rete del sorpasso, una linea continua che va dal tocco, leggero, per Insigne pronto a scaricare all’incrocio, alla percussione che accompagna Dries Mertens alla conclusione di una rimonta che accarezza l’epica contro l’undici di Gattuso. Tutto con leggerezza, dicevamo imprescindibile. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. E in fondo, per Allan Marques, è proprio così.

Edoardo Brancaccio

Articolo modificato 26 Ago 2018 - 15:31

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redazione