Come una zanzara fastidiosa e dura a cedere. Che elude, punge, torna a svolazzare e colpisce ancora. Difficile da vedere o anche da captare. Piotr Zielinski, per la difesa dell’Italia, è stato questo e molto altro ancora. Letale e sgusciante, rapido e al tempo stesso elegante. Bonucci, Chiellini, Jorginho e compagni hanno faticato oltremodo per tenerlo nei propri radar, ai quali – camuffandosi – Piotr è riuscito sapientemente a sfuggire. Una sensazione strana nel non vederlo con la maglia azzurra, ma con la casacca bianca e rossa della Polonia. Una sensazione particolare anche al momento del goal: a più di qualche tifoso partenopeo avrà stampato un sorriso sul volto.
La condizione sfavillante di Zielinski è la notizia peggiore per l’Italia, che soccombe sotto i suoi colpi. Che prima resta a galla con un miracolo di Donnarumma su una sua incursione, ma poi deve capitolare su una pregevole battuta al volo da distanza ravvicinata. Una zanzara, per Gigio e compagni. Ed è il terzo goal che Zielinski rifila al portiere del Milan negli ultimi due incontri da avversari: due settimane fa la doppietta al San Paolo.
Piace, Zelinski. Perché quando la Polonia riparte è sempre il fulcro da cui far sgorgare i contropiedi. Fugge in percussione, smista palloni. Le qualità sono sotto gli occhi di tutti e – duole dirlo – sono nettamente superiori a buona parte della formazione italiana. Il ruolo che il nuovo ct Brzeczek gli riserva sembra disegnato su misura appositamente per lui e per le sue caratteristiche. Una fetta di campo abbandonata, un limbo tra centrocampo e attacco in cui far sfoggio della sua tecnica. A volte si traveste da rifinitore, altre da giustiziere. Quando sgattaiola alle spalle di Jorginho diventa una minaccia per tutti.
E forse Carlo Ancelotti qualche appunto l’avrà preso. Ma d’altronde, posizionare Zielinski lì è un’idea che il tecnico azzurro ha da un po’. Ci aveva provato nei primi venti minuti del secondo tempo in Napoli-Milan, con risultati egregi. Da attaccante aggiunto, più vicino alla porta, libero di esplodere il suo destro-sinistro dai sedici metri. Si alzerebbe lo score, mano sul fuoco. E se riducesse qualche colpo di sonno e qualche calo di concentrazione, forse sarebbe tra i migliori centrocampisti d’Europa. Intanto Napoli lo coccola e gli rinnova il contratto, mentre in città sono quasi tutti d’accordo: è il suo anno.
Vittorio Perrone