Contro la Fiorentina, Lorenzo Insigne ci ha rimesso un crociato. Era il 2014, il ginocchio si torse e le lacrime sgorgarono.
Contro la Fiorentina, Lorenzo Insigne ci ha perso uno scudetto che sembrava quasi raggiunto. Per lui, napoletano, una delusione doppia, una rapida sequenza di pugni nello stomaco, a mozzare il fiato.
Alla vigilia di una partita con la Fiorentina, fu vittima di una rapina.
Ma contro la Fiorentina ha vinto una Coppa Italia e segnato alcuni pregevolissimi goal.
Ah, questi fantasmi. Se solo ci prendessimo il tempo di vedere quanto di buono si è fatto…
E invece spesso ci si affanna a guardare soltanto il lato negativo delle cose. Per qualcuno è una mazzata sull’autostima, per altri uno sprone, una sfida continua per non ripetere gli errori e dare il meglio.
Lorenzo Insigne, quando si deve riscattare, sa sempre come fare. Quando il periodo è storto, lo gira a suo vantaggio. Quando – per dirla in napoletano – si deve togliere i “paccheri da faccia”, li restituisce con gli interessi.
Di paccheri, di schiaffoni, Insigne ne ha ricevuti a bizzeffe soltanto nell’ultima settimana. È il capro espiatorio di una nazionale che definire allo sbando sarebbe un complimento. A Genova con la Samp la sua mediocre partita era finita al 45’. C’era troppo da riscattare, troppo in ballo di una reputazione mai scalfita da vicende extracalcistiche. C’era troppo viola davanti ai suoi occhi per mancare la preda. Con la Fiorentina, d’altronde, non sarà mai una partita come le altre: solo nelle ultime 5 ha segnato 4 volte.
Oggi l’ha fatto in una veste inedita, da punta del 4-4-2 ricamato da Ancelotti. Lui, l’emblema del “fa sempre la stessa giocata”, oggi s’è calato in una parte completamente diversa. E così il Napoli ne sfrutta il passo, la classe, il destro (le occasioni migliori sono tutte sue) e si gode anche il cinismo nel suo goal da centravanti. Era un azzardo snaturarlo, per il momento riuscito da Ancelotti. Che alla fine lo coccola, gli dà un bacio in fronte e gli permette di rifiatare. Sembrano in sintonia su tutto. Ce n’è di strada da percorrere. Ma quella classe, con il cinismo dei più grandi, è un potenziale infinito nelle mani di un sapiente artigiano di calciatori come Carlo. L’importante è partire dagli errori: solo così si può migliorare. Per qualcuno sarà una sciocchezza, per altri è filosofia.
Vittorio Perrone