Pier Paolo Pasolini, sulle colonne de Il Giorno, li definiva “momenti poetici”. Attimi di pathòs, l’elevazione più sublime e più alta dello Sport del calcio. Scriveva: “Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del «goal». Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica”. Una sovversione del codice dell’equilibrio dello 0-0, un ribaltamento delle certezze che vive la partita. La gara di calcio è una ricerca: il goal (e la vittoria) un tesoro.
Ad oggi, il Napoli ha perso la sua familiarità con il concetto di scaraventare il pallone nella rete. La squadra di Ancelotti proprio non riesce a sovvertire le regole. L’attimo di poesia dell’1-0 contro la Fiorentina è un acuto solitario in tre partite monotone, in cui la poesia l’hanno fatta altri (es. Quagliarella) e il Napoli si è trovato ad ascoltarla.
L’acuto di Insigne, un sorso di una bevanda che il Napoli era abituato a gustare a caraffe, aveva placato una sete che si è riaccesa nelle ultime ore. E che, soprattutto, ha canalizzato l’attenzione su una spia pericolosa. Tre partite, un goal, poche occasioni contro Sampdoria e Fiorentina, tante (ma non finalizzate) in terra serba. L’inferno del Marakana è stato in realtà un purgatorio che il Napoli ha provato a scalare a poco a poco. Senza successo.
Ancor più calzante la metafora di un percorso intrapreso, un’unica strada diritta su cui il Napoli non ha saputo tracciare deviazioni e scorciatoie. Altro che sovversione, lo 0-0 con la Stella Rossa è un pareggino che rientra nei canoni della noia. Altro che stupore. Nei tifosi non si nota da un po’. Ci aveva provato Insigne, lui sì, sovversivo, con una bordata che s’è stampata sulla traversa.
È un Napoli che pur prova a giocare fuori dalle regole, almeno quelle tattiche, ma che genera più confusione su di sé che sugli avversari. E quanto manca, la poesia del goal! Eppure la capacità di comporre in versi non manca, agli elementi in casacca azzurra (ieri giallazzurra): Insigne, Callejon, Milik, Mertens, Ounas, Verdi, Zielinski, presto Younes. Un potenziale ragguardevole. Forse manca la fortuna, forse la precisione. Forse l’ispirazione. Ma le aspettative sono altre e alte: i momenti poetici – si spera – torneranno.
Vittorio Perrone
Articolo modificato 19 Set 2018 - 22:39