Dopo circa tre anni di calcio champagne e 4-3-3 di stampo “sarriano”, il Napoli è passato quest’estate alla guida tecnica di Ancelotti, il quale ovviamente ha importato nuove metodologie e nuovi stili di gioco. Si è passati ad un 4-4-2 inedito per questa squadra, un modulo che regala sicuramente più equilibrio ma che forse può penalizzare il libero sfogo dei talenti. La costruzione del gioco risulta più complessa e l’arte degli anni precedenti di trovare la via del goal in maniera brillante, oggi si sta trasformando, sembra, in un cavillo da risolvere, per gli azzurri.
I 6 goal in 5 match sono l’esempio lampante, contro la Stella Rossa il tecnico ha concluso la gara con 4 attaccanti per provare a vincere, ma ciò ha comportato solo tanta confusione e poca efficacia. Complice sì la stanchezza, ma anche tanta difficoltà nel creare vere e proprie chance. Se da un lato Insigne è probabilmente l’unico che ci ha provato fino alla fine, per Mertens non è esattamente così. Per il belga, complice la condizione atletica ancora non perfetta e schiava degli avanzi del Mondiale, un’unica partita da titolare. Non sembra più il calciatore che negli ultimi due anni ha fatto le fortune del Napoli e di Sarri. Un solo goal messo a segno, anche in quella circostanza subentrando a gara in corso.
Viene visto dal tecnico di Reggiolo come una preziosa arma da utilizzare a match in corso per rompere gli schemi. Ma al Napoli e a Mertens non può bastare questo. Entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro. Il belga deve riprendersi la squadra. Bisogna ritrovare al più presto il “Ciro” dei 34 goal, colui che si è affermato come “spot per il calcio”. Indossava la “doppia veste” da assist-man e da bomber, mettendo insieme genio e capacità di concretizzare il gioco. Inutile dire che il convincere Ancelotti sia un lavoro semplice. Quest’ultimo non ha mai giocato con un “folletto” da prima punta, basti pensare ai vari Drogba, Ibrahimovic, Inzaghi finendo con Benzema e Lewandowski. Ma con il belga deve essere diverso.
Quest’ultimo è colui che negli ultimi anni ha permesso al Napoli di diventare letale, perché più imprevedibile. Si muove, non dà riferimenti o posizioni fisse da mantenere, zone di campo da occupare. Può essere dovunque, può fare qualunque cosa. E poi sa farti gol. In passato si scriveva “Mertens non è un falso nueve, Mertens è un attaccante”, perché è stato ed è un puro finalizzatore, un giocatore che galleggia sulla linea della trequarti avversaria proponendosi il più delle volte per un passaggio basso da trasformare poi in una giocata risolutiva. È questo quello che servirebbe a questo Napoli, nessun altro attaccante, nessun altro calciatore. L’uomo che sa essere decisivo gli azzurri lo hanno in casa. Non può essere quello visto in queste ultime partite o ultimi spezzoni di gara, goal a parte. E contro il Torino, finalmente, può arrivare la grande chance di dimostrare che tra i giganti, questo folletto, ci sa stare benissimo.
FRANCESCO PAPPALARDO