Carlo Ancelotti ha attuato una vera e propria rivoluzione in casa Napoli. In particolare riguardo alla gestione della rosa, del tutto differente da quella di Maurizio Sarri. Questo è diventato, inevitabilmente, il punto di forza di questa squadra che sembra potersi giocare ad armi pari la sfida scudetto con la Juventus. Ecco cosa scrive il Corriere dello Sport in merito:
“Mica ci avevate pensato che sarebbe successo tutto questo: è come se all’ improvviso foste piombati in un nuovo mondo, quasi surreale, in cui le mezze ali si mettono a fare i tornanti e i trequartisti vanno a ingegnarsi sulle fasce e gli esterni offensivi diventano centravanti e di portieri ce ne sono tre, e poi diventeranno quattro, e ci sarà sempre un giorno in cui restare aggrappati con il naso all’ insù, per capire dove stia andando a parare Sua Maestà.
Eppure non è ancora arrivato ottobre, se ne sta volando solo uno spicchio di un anno calcistico e già sono state sgretolate le certezze: c’ è vita su Napoli, ne ha Malcuit, che sembrava un protagonista d’ un cartone animato – con quella capigliatura fosforescente – e invece è fluidificante di passo e di avvenire, in questo Napoli che sta via via liberandosi della sua gioiosa natura del passato. Ma mica per prendere le distanze, non sia mai, c’ è un segno di riconoscimento che il calcio deve a Maurizio Sarri, però è impossibile essere replicanti, lo sareste mai voi di un altro? E Carlo Ancelotti sa essere semplicemente se stesso, semmai – dovendo cambiare – saprebbe inventarsi una vita da Ancelotti Carlo, l’ altra faccia d’ una carriera vissuta ovunque, per mezzo mondo, conquistato a modo suo.
Questo post in breve
Ricapitolando, pensate un po’ quante ne ha già fatte, sbriciolando i taccuini dei cronisti e quel popo’ di allusioni grevi (non tanto gravi, ma proprio gre vi) sui social: l’ uomo ch’ era atterrato a Napoli per farsi una bella pensione, in quella sua pancia piena di scudetti e Champions e tutto quello che abbonda sul comò di casa di mister fantasy: Maksimovic ha riscoperto la corsia di destra, Luperto s’ è trovato scaraventato titolare, Fabian Ruiz è andato a fare il Callejon, Hamsik s’ è accomodato in regia, Zielinski è stato dirottato sulla corsia di sinistra, Insigne ha capito che può “invecchiare” da centravanti e da seconda punta, ma alle spalle di un amico con il quale duellare, Karnezis è uscito dal cono d’ ombra della papera in amichevole (in amichevole!) con il Liverpool, Verdi sta pure lui largo e Allan fa il mediano e se capita pure l’ inventore, mentre in questa giostra da ventuno calciatori utilizzati di cui venti hanno vissuto l’ emozione di cominciare la partita da titolare sta per comparire la Vecchia Signora.
Ancelotti è entrato in uno schema ch’ è tutto suo ed ha griffato la coscienza di questa squadra che ora ha varie anime plasticamente modellate intorno alla difesa a quattro, l’ unico diktat con se stesso: poi in mezzo finiscono ormai in due e il resto, verrebbe da dire, è espressione delle genialità. Ma in questo mese e mezzo in cui il calcio è stato attraversato in lungo e in largo, si è entrati e usciti dal tridente, si è passati fugacemente nell’ albero di Natale, s’ è rimescolato un universo, studiandolo dall’ interno e poi assecondandone la natura: «Perché questa è una squadra che ha una cultura ed ha tanta qualità». E che si presenterà a Torino, dinnanzi alla Vecchia Signora, con la faccia tosta e quell’ istinto assai scugnizzo, sapendo che in fin dei conti per rivoluzionare il calcio basta poco: «Soltanto un gol più dell’ avversario». Ma va! Invenzioni tattiche, schemi variabili e ruoli fuori ordinanza. L’ importante è il gol”.