L’Hamsik che non ti aspetti nella sua autobiografia: “Vi racconto quello scherzo ad Insigne e quella notte in discoteca con Lavezzi…”

L’autobiografia di Marek Hamsik comincia a conquistare i cuori dei tifosi azzurri. Il capitano silenzioso e riservato, nel suo libro regala numerose sfumature della sua personalità, raccontando retroscena e inediti dentro e fuori dal campo. Il capitano, in un passaggio, cita un episodio divertente, uno scherzo a Lorenzo Insigne, e si esprime sull’addio di Gonzalo Higuain:

“A Insigne gliel’avevo giurata. Per vendicarmi dei suoi scherzi mi sarei comportato come uno scugnizzo, molto più di lui, che è napoletano e scugnizzo ci è nato. “Lorenzo Insigne? È una lota!”. Urlai così in una piazza gremita. Il termine a Napoli è molto usato per denigrare una persona. Lota come melma, come fango. Un aggettivo che sui social network avrebbe spopolato qualche anno più tardi, quando Higuaín è passato alla Juventus. Il vero napoletano indica come lota una persona dal comportamento discutibile, meschino. Quando lo dissero di Higuaín intendevano dargli del traditore (a proposito: mi è spiaciuto molto il suo addio, ma ho sempre rispettato la sua scelta anche se io non l’avrei mai fatta)”.

Un altro curioso retroscena riguarda il capitano ai tempi in cui giocava a Napoli al fianco del Pocho Lavezzi. L’episodio è legato alla sera in cui il Napoli ha vinto la coppa Italia contro la Juventus:

“La Coppa Italia mancava al Napoli da diciassette anni, e in quella partita contro la Juve avevo anche segnato il gol del definitivo 2-0, dopo il quale mi ero inginocchiato, commosso davanti ai tifosi impazziti. Nello spogliatoio i miei capelli erano stati rasati a zero dal Pocho Lavezzi, che poi non volle sentire ragioni: “Stasera non torni a casa!”. Festeggiammo insieme a tutta la città su un autobus scoperto e la serata proseguì in discoteca. Guardavo la folla attraverso il vetro e Napoli mi apparve diversa. Una città piena di vita. Quella sera Napoli festeggiava con noi la Coppa, e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di brindare con i protagonisti dell’impresa. Nel locale persi completamente la bussola, ringraziai il Pocho per avermi fatto scoprire una città diversa. Poi ho ristabilito le distanze, come sempre. Perché il mio compito non è festeggiare ogni partita vinta insieme alla città, ma impegnarmi al massimo, insieme ai compagni, affinché il Napoli regali alla città altri titoli da festeggiare sul serio”.

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