È arrivato il giorno di Juve-Napoli, con i tifosi azzurri che hanno ancora vivo il ricordo della scorsa stagione quando Koulibaly fece impazzire di gioia milioni di supporters partenopei sparsi per il mondo. Eppure dalle pagine di “Marekiaro“, l’autobiografia di Marek Hamsik, il capitano del Napoli confessa che tutta quell’euforia tolse probabilmente concentrazione alla squadra. Vi proponiamo alcuni stralci del libro:
“Quando alla fine dell’aprile 2018, a Torino, ci stavamo giocando lo scudetto contro i bianconeri, per venti minuti mi sono sentito inutile. Ancora una volta Sarri mi richiamò in panchina prima che la partita finisse, a metà secondo tempo. Avevo il chiodo fisso, ogni volta, del sessantesimo minuto, perché la sostituzione era diventata ormai automatica. Ci credevamo come mai era successo prima, lo volevamo a tutti i costi. Del resto ci eravamo concentrati solo su questo obiettivo stagionale, trascurando un po’ – più che altro mentalmente – le coppe. Iniziai a guardare la panchina e quando vidi che Zielinski accelerava il riscaldamento capii che anche stavolta per me la partita sarebbe finita prima. “Ancora tu”, mi disse lui al momento del cambio, e in quell’attimo sentii il mio corpo vibrare e gli gridai: “Vai, voglio vincere!!”. Cavolo, non lo avevo mai detto così forte, non avevo mai fatto un urlo del genere neanche nei momenti in cui, con l’adrenalina a mille, aspettavo il fischio d’inizio di una partita importante. Non potevo più fare nulla di concreto per la mia squadra, e questo mi faceva arrabbiare.
Poi Koulibaly staccò in cielo e incornò l’1-0. È stata la serata più bella da quando sono a Napoli. Ma, con il senno di poi, da quella partita c’è un solo insegnamento da trarre. Sì, avevamo battuto la Juve, ma non avevamo vinto niente. L’euforia ci ha tolto concentrazione per il finale di stagione e così abbiamo mancato il traguardo.
Eppure quella notte eravamo tutti convinti che finalmente lo scudetto sarebbe stato nostro, che Napoli lo avrebbe ritrovato dopo trent’anni. In aereo sapevamo che la città ci avrebbero accolto in festa, ci sentivamo invincibili. E c’era persino chi pensava già alla prossima stagione. “Non abbiamo ancora vinto niente”: la voce di Sarri provò a riportarci sulla terra, ma nessuno di noi la ascoltò veramente. E se fosse stato quello il momento fatale che ci ha fatto perdere lo scudetto? Dopo la sconfitta per 3-0 contro la Fiorentina è stato fin troppo facile chiederselo“.