Doveva essere l’anno di Arkadiusz Milik, voluto fortemente in estate da Ancelotti al centro del progetto tecnico e tattico, l’anno del rilancio polacco dopo due anni di sfortuna e che purtroppo lo hanno costretto a restare lontano dal campo. Avevano fatto ben sperare le tre reti nelle prime sei di campionato, e i malumori estivi per il mancato acquisto di un centravanti erano andati piano piano spegnendosi. Purtroppo però i goal messi a segno sono rimasti gli stessi tre, mentre le presenze in campionato sono arrivate ad undici. Bottino insufficiente per un giocatore del suo calibro e soprattutto per la mole di reti che di aspetta dalla prima punta di questo Napoli.
La partita contro la Roma ha evidenziato un problema lampante in zona goal: 26 tiri totali, di cui solo cinque nello specchio. La “causa” del problema potrebbe essere di carattere mentale: poca cattiveria e poca lucidità accompagnano le azioni degli azzurri in frangenti della partita che andrebbero gestiti in maniera differente. A tutto questo andrebbe aggiunto anche il momento no dell’attaccante polacco arrivato sempre in ritardo e poco lucido nei frangenti decisivi.
Milik non va in goal dal 26 settembre, in una gara tutt’altro che complessa contro il Parma, dove siglò una doppietta. Si impegna, sgomita, difende bene il pallone, gira la sfera con qualità, ma non basta. Prima di un rifinitore, Arek deve essere un finalizzatore. E la sensazione, che si ha al momento, è Milik non sia un centravanti di altissimo livello che possa reggere il confronto che le punte della altre big del campionato italiano. Nel match contro la Roma si è vista la differenza con Dzeko, nemmeno il gigante bosniaco ha trovato la via del goal, ma è stato di fondamentale importanza per i giallorossi. E se non fosse stato per il salvataggio sulla linea di Albiol, con ogni probabilità avrebbe siglato il goal che avrebbe posto fine alla partita.
I confronti (numerici e non solo) con gli altri bomber come Mandzukic, Higuain e Icardi, dimostrano come Milik non sia decisivo come i suoi colleghi attaccanti. Il 99 in maglia azzurra ha ancora tempo davanti a sé per riprendersi questo Napoli e dimostrare, come lui stesso in estate aveva detto, che questo sia il suo anno: l’anno del rilancio. Perché la squadra e la società non possono aspettare troppo, ecco perché le suggestioni Piatek e Cavani non sembrano così inventate.