Prima di essere dichiarato pazzo, blasfemo o semplicemente incompetente, è giusto chiarire che l’analisi che segue è una provocazione. Provocazione, sì, ma non un’eresia. Perché è giusto guardare al passato con rispetto e ammirazione, ma non con nostalgia. O per lo meno non più.
Per avvalorare la tesi di un Napoli attuale migliore di quello storico, quello di Maradona o se volete quello della “Ma-Gi-Ca”, cerchiamo di capire che cos’ha in più. Innanzitutto i gol di Mertens, 98 per la precisione, che ha prima raggiunto e poi superato Antonio Careca prendendosi una soddisfazione personale e un piccolo pezzo di storia del Napoli.
Storia del Napoli, espressione che mentre la si pronuncia evoca immagini passate ma sarebbe ora che cominciasse a evocare anche immagini presenti, perché è questo che sta succedendo ed è giusto che tutto ciò venga riconosciuto a questi ragazzi. Il Napoli di oggi è una squadra completa sia nei titolari che nelle riserve e che ha, in alcuni reparti, un tasso tecnico altissimo nonché tra i migliori in Serie A.
Uno di questi è il centrocampo, dove c’è una tale abbondanza e un tale valore da renderlo il vero punto di forza di questa squadra. Su tutti Allan, da un paio di anni motore instancabile del gioco, un giocatore per cui parole sono state già spese, eppure non bastano mai. L’innesto di Fabian Ruiz, il giocatore che mancava. Forza fisica, visione di gioco, dribbling, tecnica, conclusione dalla distanza con entrambi i piedi: completo.
Nella lista c’è anche un signore con la maglia numero 17, storicamente numero infido a Napoli e alla città, ma che grazie a uno slovacco ha cambiato il modo di leggere anche la Smorfia. E non solo, perché ha anche provveduto a superare due mostri sacri come Bruscolotti e Maradona, uno nelle presenze e l’altro nei gol, scrivendo per sempre il suo nome sopra tutto e tutti: Marek Hamsik.
Spontanea la domanda: “Ma se questo Napoli è migliore di quello di Maradona, perché non ha vinto nulla?”. La risposta al legittimo quesito sta nel nome stesso che si dà al Napoli della seconda metà degli anni ’80: Maradona.
“Hai detto poco!”, direte voi. Eh sì, quel Napoli aveva il giocatore più forte della storia del calcio, quello di oggi no. La differenza di risultati si risolve, perdonate la banalità, così. Pensate ora quanto quella attuale sia una rosa più completa e di qualità rispetto a quella passata, considerando che oggi il giocatore più forte del mondo ce l’ha qualcun altro (la Juve forse, fate voi).
Una squadra apparentemente non stellare, che i talenti non li compra, li crea, li inventa e poi li fa brillare. Perché Hamsik quando arrivò non era da Napoli secondo qualcuno, mentre Mertens non avrebbe fatto più di 8 presenze. Oggi invece giganteggiano nella storia azzurra e non è finita qui.
Magari ora, dopo aver analizzato tutto ciò, il titolo sembrerà meno folle di quando avete cominciato la lettura e forse il paragone meno azzardato. Per questo, un giorno, vi ritroverete a parlare del Napoli ai vostri figli, e sarebbe bello se vi ritrovaste a dire: “Quella di Maradona era forte, ma quell’altra era proprio una squadra MAGICA”.