Nei giorni scorsi si è detto tanto in merito all’entusiasmo del San Paolo. I numeri degli spettatori delle ultime due gare di campionato contro Roma e Empoli hanno fatto pensare ad un regresso dal punto di vista dell’euforia nell’ambiente partenopeo: c’è chi lo ha attribuito alle incertezze e i dubbi su questa squadra; chi, invece, lo ha addirittura appioppato alla partenza di Maurizio Sarri.
L’ENTUSIASMO RITROVATO
In effetti, è vero che all’inizio della stagione si è avvertito un certo distacco da parte del pubblico del San Paolo rispetto alle ultime stagioni passate con l’attuale allenatore del Chelsea in panchina. Ma la Champions League e le partite come quella di ieri hanno riportato l’entusiasmo giusto, eccessivo quanto basta, in quel di Fuorigrotta. E se con la Roma e con l’Empoli il San Paolo ha raggiunto “solo” 30mila spettatori – per partita – è probabilmente perché la febbre europea è salita di tanto dopo la trasferta parigina di una settimana fa. Tant’è vero che martedì, contro il Paris Saint Germain, si prospetta un San Paolo dalle grandi occasioni. Ci saranno oltre 50mila supporter ad incitare gli azzurri, chiamati a vincere per mettere più che un piede dentro gli ottavi di finale.
L’entusiasmo si era appassito, dunque, ma non è mai sparito. Perché questa è la caratteristica peculiare di una tifoseria che vive di calcio e di emozioni. Quelle che ieri sera Insigne e co. hanno servito al pubblico partenopeo. A quei tifosi che fino al termine della gara, e anche successivamente, non hanno smesso di incitare i propri beniamini. Uno in particolare: Dries Mertens, forse il più “napoletano” degli stranieri azzurri, al quale è stato affibbiato anche il nome partenopeo di Ciro. Proprio quello che riecheggiava dagli spalti dopo la sua fantastica tripletta.
E poi quel coro, il solito, che più emoziona i tifosi azzurri. Perché è associato a qualcosa a cui il Napoli sta cercando di arrivare da qualche anno a questa parte e se con Sarri quel “sogno nel cuore” è sembrato destinato a rimanere tale, con Carlo Ancelotti c’è la mera sensazione che questa squadra possa “tornare campione” e riportare il tricolore all’ombra del Vesuvio. Ma c’è il presentimento che gli azzurri possano far bene anche in campo europeo. Tutto questo ha aiutato l’ambiente a ritrovare quell’entusiasmo che sembrava svanito ma che, probabilmente, oggi è uno dei punti di forza principali del Napoli di Carlo Ancelotti, così come lo è stato per quello di Maurizio Sarri.