Solo+per+una+notte
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Quattro passi, un giro di campo, qualche respiro profondo. Uno sguardo emozionato e la mente, beh, quella è imperscrutabile. C’è qualcuno – e più di qualcuno – che darebbe tutto l’oro del mondo solo per entrare nella testa di Cavani. Cosa pensa? Emozione a fior di pelle? Fredda indifferenza da professionista navigato? Nelle righe ci si concede la licenza di immaginare, di propendere per il Cavani emotivo. Davanti a quel monumento consumato che è il San Paolo, è impossibile che Edi non sia stato catturato dai ricordi. Il cuore si sarà sciolto quando avrà abbracciato i suoi figli, Lucas e Bautista. Eppure anche nelle cose importanti il calcio si ritaglia un ruolo di spessore. Troppi, i ricordi. Ed elencarli sarebbe un inutile esercizio di stile.

Saranno balzati tutti insieme nel silenzio assordante del San Paolo, tra l’eco delle chiacchiere da caffè dei compagni. E lui perso nel vuoto, a pensare. Tipo la tripletta alla Juventus. Toh, il primo ricordo che viene in mente. Un’immagine toccante e sì fantasiosa, ma forse neppure troppo. Il silenzio del San Paolo è un attimo di ricongiunzione con il suo passato. Però in privato, un colloquio intimo con la casa in cui ha vissuto tre anni. Domani sarà strapieno, una bolgia, ad applaudirlo ma a fargli il tifo contro. Meglio un errore madornale sotto porta che una rete. Ora invece no, c’è silenzio, ci si può prendere il tempo per ricordare, perché alla partita di domani manca ancora tanto.

C’è il passato, tanto. C’è l’attesa spasmodica, però, di chi ha qualcosa da portare a termine, come un disegno lasciato a metà. Non poteva finire come nel 2014. Quei fischi, quelle offese. No, non poteva andare così. Avevano macchiato un arazzo troppo bello. C’era qualcosa da completare, qualcosa con cui ricongiungersi. Un cerchio da completare.

C’è il passato, tanto. E il futuro, che è azzurro più in una splendida fantasia che in una brutale realtà. Ah, e il presente. Quello da avversario. Un sospiro, l’ultimo da padrone di casa, prima di rituffarsi nel clima partita di domani. Sì, da avversario. Da ospite. Solo per una notte, però.

Avversari per una notte, un incrocio che per 90′ va svuotato da tutte le sue radici romantiche. C’è solo il freddo calcolo del risultato – ed è giusto così. Ma solo per una notte. Poi ci si tornerà a sfiorare e guardare reciprocamente, ognuno per la propria strada. Forse.

Vittorio Perrone

 

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Vittorio Perrone