Sergio Vessicchio, giornalista di Tuttojuve.net, è intervenuto ai microfoni di “Un Calcio alla Radio” condotto da Umberto Chiariello su Radio CRC per parlare dell’atto intimidatorio subito da Federico Ruffo a seguito dell’inchiesta di Report sull’infiltrazione di gruppi criminali all’interno del tifo Juventino. Ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione:
“Io ho detto che Ruffo deve dimostrare la matrice juventina dell’attentato. Il silenzio degli innocenti è più grave di quello che sta facendo Ruffo. Come l’ha posta lui Ruffo ha macchiato la credibilità questa inchiesta. Lui avrebbe dovuto dire che è un sistema che è presente in tanti stadi d’Italia. Ruffo parla del mio scarso italiano e non può attaccarmi perché non ha elementi. La pubblicità se l’è fatta. Io di Ruffo non avevo mai sentito parlare in trent’anni. Ho fatto un articoletto su di lui. Mi chiedo, perché a Ruffo una voce contraria gli ha dato così fastidio? Cosa ho fatto di male!?”.
“Io difendo Moggi? E lo difenderei sempre. Non c’è una sentenza di condanna. Se Ruffo continua a pubblicare le mie fotografie con Moggi io ne sono fiero. In questo siparietto abbiamo visto l’onestà intellettuale di Chiariello che ha posto le domande in maniera terza e giusta e le risposte di Ruffo in crisi di identità perché lui vuole fare carriera in RAI”.
“Io ho scritto un articoletto e questo ha agitato tutta Italia contro di me e in cui non ho detto nulla di male. Ruffo non ha mai detto che la matrice sia stata juventina? Lo ha fatto capire. Ci possono essere tanti motivi. Mi sono messo a ridere quando si è messo a piangere in televisione. Lui è un attore! Abbiamo capito che lui vuole arrivare ad avere un ruolo maggiore in Rai. Per ogni cosa agita il tribunale. Io ho detto che non credo alle sue parole e lui deve essere attento alla calunnia. Nel momento in cui vengo assolto per diffamazione, scatta la calunnia. Inchiesta falsa quella di Ruffo? No. È fatta male. Lo sappiamo tutti che questi fatti ci sono. I tifosi di Martina Franca mi minacciano un giorno sì e uno no. In quella curva non sono tranquilli”.