E alla fine anche per lui è arrivato il momento di dire addio al calcio giocato: Didier Drogba ha ufficialmente annunciato l’intenzione di appendere gli scarpini al chiodo. A due settimane di distanza dalla conclusione della stagione di United Soccer League, che ha visto il suo Phoenix Rising cadere in finale contro il Louisville City, l’attaccante ha comunicato la decisione – che era nell’aria da giorni – con un lungo post su Twitter che ripercorre una carriera durata oltre vent’anni e ricca di soddisfazioni. Ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione:
“1989, quando o dove tutto ha avuto inizio!! Quando penso agli ultimi vent’anni della mia carriera come calciatore professionista, guardare questa foto non potrebbe rendermi più orgoglioso dei traguardi raggiunti come giocatore, ma cosa ancora più importante di come questo viaggio mi abbia formato come uomo. Se qualcuno vi dice che i vostri sogni sono troppo grandi, dite loro solamente grazie e lavorate meglio e più duramente per trasformarli in realtà. Credeteci sempre.
Voglio dire grazie a tutti i giocatori, allenatori, squadre e tifosi che ho incontrato e che hanno reso questo viaggio unico. E anche un enorme grazie pieno d’amore alla mia famiglia, il mio team personale, per avermi supportato lungo tutta la mia carriera indipendentemente dagli alti e bassi. Adesso guardo avanti, curioso di scoprire il prossimo capitolo della mia vita e sperando che Dio mi benedica così come ha fatto durante il mio percorso come calciatore.
Essere un calciatore 25 anni fa non era come esserlo oggi. Adesso tutti spingono i propri figli a tentare la carriera come giocatore, ma mio padre diceva sempre “non è un lavoro sicuro, un infortunio e avrai perso tutto”. Ma era la mia passione, e poi è diventato il mio lavoro. Questo il motivo per cui ho iniziato tardi, per mio padre il calcio non era importante come lo studio. Così dovevo renderlo felice studiando, in modo che poi mi sarei potuto dedicare al pallone.
Per la prima volta dubitavo di me, avevo paura di fallire e pensavo di tornare indietro. Ma un giorno Mourinho disse “se vuoi essere l’unico Re torna nella squadra da cui sei venuto e segnerai 100 gol, ma qui ci sono 22 Re. O sei capace di accettarlo o è meglio se te ne vai”. È stato in quel momento che ho capito che dovevo migliorare, in quel momento sono cominciato a diventare il giocatore che poi sono diventato. Mourinho ha aumentato la mia fiducia e la mia autostima“.