Durante i due anticipi di Serie A di ieri, quello delle 15 tra Udinese e Roma e quello delle 18 tra Juventus e Spal, sono stati emessi dagli spalti gli ennesimi cori discriminatori nei confronti di Napoli e dei napoletani. Un fatto vergognoso, se consideriamo che tra le altre cose gli azzurri non erano nemmeno impegnati nei match sopra citati. Ieri è arrivata anche la condanna del Presidente della FIGC Gravina riguardo gli insulti territoriali provenienti dagli spalti della Dacia Arena e dell’Allianz Stadium.
“I beceri da stadio hanno superato un altro livello di stupidità. Ieri, alla Dacia Arena, all’ inizio della partita e dopo aver rinverdito con uno striscione un vecchio gemellaggio degli Anni 70, friulani e romanisti hanno intonato a braccetto i cori di odio per Napoli e quelli di invocazione al Vesuvio, ormai tristemente noti a tutti” – scrive l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport.
Intanto sul quotidiano spunta anche il regolamento riguardo interruzione di un match a causa di cori discriminatori, visto che Ancelotti ha ultimamente minacciato di farlo nel caso in cui questi dovessero ripetersi: “L’ articolo 62 delle Noif indica che l’ eventuale interruzione di una partita per cori o ogni altra manifestazione discriminatoria sia disposta dal responsabile dell’ ordine pubblico presente allo stadio, designato dal ministero dell’ Interno, che ordina all’ arbitro la sospensione. Solo se i cori proseguono anche dopo l’ avviso al pubblico dello speaker, il direttore di gara può «insindacabilmente ordinare alle squadre di rientrare negli spogliatoi» e lì attendere che il funzionario del Viminale gli dia l’ ok per riprendere la gara. La sospensione non può durare più di 45 minuti, trascorsi i quali l’ arbitro dichiara chiusa la gara. Una trafila che nessuno si augura di dover fare”.
Articolo modificato 25 Nov 2018 - 10:39