Il razzismo è una cosa seria, non un gioco. Serissima. E i provvedimenti per combatterlo, di fatto, dovrebbero essere altrettanto seri. E, soprattutto, perentori. Ieri il calcio italiano, probabilmente, ha toccato il fondo. Non solo per il razzismo, sia chiaro, ma anche per gli scontri all’esterno di San Siro che hanno causato una morte e 4 ferimenti.
Il mondo del calcio – e non solo – si è schierato con Koulibaly, espulso (giustamente) per un applauso ironico, ma bersagliato da ululati razzisti per tutto l’incontro. Grande lo sgomento da parte del Napoli per le decisioni di Mazzoleni. Dai palazzi del potere, d’altronde, erano arrivate rassicurazioni costanti: “In caso di cori razzisti fermeremo le partite”, si diceva. Grazie principalmente ad Ancelotti, in prima linea a combattere contro quella che – tra buu razzisti e cori al Vesuvio – viene declassata a goliardia. Errore grave.
Parole, tante parole. Come da prassi di questo Paese, però, al primo banco di prova, nessuno ha avuto la forza o il coraggio di agire. E dunque: cori razzisti a Koulibaly, Inter-Napoli. Mazzoleni, arbitro, malgrado le segnalazioni del Napoli e della Procura Federale e gli annunci dello speaker, si rifiuta di sospendere l’incontro.
E, intanto, si ragiona già con la logica dello scaricabarile: dalle parole convenzionali del giorno dopo emergono tre dichiarazioni importanti. Quelle di Pecoraro, procuratore federale: “Inter-Napoli ieri sera andava sospesa per i cori razzisti verso Koulibaly, e infatti gli uomini della Procura hanno segnalato ai funzionari dell’ordine pubblico e al quarto uomo che la squadra partenopea chiedeva lo stop.La decisione – ribadisce Pecoraro – non spetta a noi ma all’ordine pubblico d’intesa con l’arbitro”.
Seguono quelle di Nicchi, presidente AIA, (Pecoraro faccia il procuratore, l’arbitro e gli addetti all’ordine pubblico fanno quello che devono fare”) e di Gravina, presidente della FIGC, che definisce “perfetto” Mazzoleni.
Dal canto suo, l’arbitro s’è lavato le mani. Forse, e solo forse, lo capiamo. Per una scelta come quella di interrompere un big match serve tanto coraggio. Lui, evidentemente, non ne ha. Ma serve, soprattutto, chiarezza. Perché se dai palazzi del potere in un primo momento elogiavano la battaglia di Ancelotti contro i razzisti, e si parlava di fronte comune, in un secondo hanno dimenticato tutto. Portando a sostegno norme e articoli. Ieri in un modo, oggi in un altro. Facendo a gara a chi si assume meno colpe.
E intanto, dopo l’indignazione e le parole di circostanza, si andrà avanti come da prassi. Far finta di nulla, fino al prossimo incidente, alle prossime parole da pubbliche relazioni. Ah, come chiosa: il perfetto Mazzoleni sarà premiato. Sarà, infatti, il VAR in Parma-Roma. Altro che sospensione della gara, altro che stop.
Articolo modificato 27 Dic 2018 - 19:06