La gara del San Paolo tra Napoli e Bologna è stata segnata dai tanti gesti di solidarietà per Kalidou Koulibaly, colpito da cori razzisti nella gara di Milano contro l’Inter del 26 dicembre.
Tante le manifestazioni d’affetto per il difensore del Napoli, dai tifosi con le maschere allo speaker Daniele ‘Decibel’ Bellini con una serie di brani anti-razzisti fatti ascoltare nel pre-partita, passando allo stesso Mertens che gli ha dedicato la rete.
Eppure c’è chi non ha prestato particolare attenzione a quanto accaduto. Almeno è questo quello che evidenzia l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, sottolienando come il tifo organizzato delle Curve A e B abbia preferito ignorare la storia dei cori razzisti, concentrandosi invece nel dare solidarietà solo a Daniele Belardinelli, l’ultras deceduto durante gli scontri all’esterno dello stadio.
Ecco quanto evidenziato: “Ben altra accoglienza è stata riservata a Koulibaly al San Paolo per la partita che i bolognesi fermati ad Arezzo si sono persi. Fuori dallo stadio decine di bambini hanno distribuito ai tifosi fogli in formato A4 col bel volto sorridente del difensore. Ghoulam ha voluto indossare nel riscaldamento la maglia numero 26 del compagno e al gol del 3-2 Mertens ha urlato il nome di Kalidou, che in tribuna raccoglieva tanti attestati di vicinanza. La stessa che gli è stata trasmessa dalle migliaia di spettatori che hanno mostrato il suo ritratto e altri cartelli di solidarietà. Soltanto le due curve si sono astenute, in omaggio a Belardinelli, che per loro è «caduto in battaglia». E tanto basti a definire la logica aberrante delle frange più estreme del popolo ultrà“.