In un’intervista al Corriere della Sera, Lilian Thuram ha stigmatizzato i fenomeni di razzismo che hanno colpito l’Italia del calcio negli ultimi giorni. Sostiene l’ex difensore:
“Quando giocavo in Italia, già succedevano episodi del genere e a distanza di 12 anni purtroppo noto che la situazione non è cambiata. Sa cosa vuol dire questo? Che non è stato fatto abbastanza e che la lotta contro il razzismo da voi non è una priorità. Né per la classe politica né per i dirigenti delle società che si sono concentrati su altro e non su questa piaga inaccettabile. Quanto accaduto a Koulibaly, Muntari, Boateng, Eto’o, Zoro, Omolade? Un caso per me è già troppo, ma se questi episodi aumentano e soprattutto si ripetono a distanza di anni, vuol dire che i dirigenti e i tifosi italiani non li considerano molto gravi.
Se pensassero che sono gravissimi, farebbero di tutto affinché non accadessero di nuovo e invece ci sono tante persone che negli stadi se ne fregano dei buu razzisti e di altri cori altrettanto sgradevoli. Sarà perché sono una persona nera o… marrone scuro, se preferite, ma mi sono stancato di questi dibattiti. In presenza di episodi del genere, io chiuderei tutti gli stadi della Serie A per un week end. Non solo quello dell’Inter. Se gli sportivi italiani fossero costretti a stare un sabato e una domenica senza partite sarebbero obbligati a riflettere, a capire quanto sia ingiusto che un persona venga aggredita sul campo per il colore della sua pelle. Se ci fosse un bianco in un campionato con tutte formazioni composte da neri non succederebbe.
Ne sono convinto perché i calciatori neri reagirebbero nei confronti dei tifosi, li zittirebbero e si inc… con loro. Lo farebbero non perché sono più bravi o più buoni, ma perché quando sei nero impari in fretta cosa vuol dire essere aggredito o discriminato. E se vedi che un’altra persona è vittima della stessa cosa, ti ribelli, ti viene automatico di difenderla. Il messaggio non è per Koulibaly, ma per le persone che leggono questa intervista e per quelli che vanno negli stati a fare buu ai calciatori di colore. Guardatevi in faccia e chiedetevi perché accettate o fate queste cose. Se la situazione non cambia è perché tanti di voi non vogliono che succeda, perché ve ne fregate. Forse pensate di essere meglio dei neri, ma non è così. La realtà è questa: non solo in Italia, ma anche in altri Paesi europei ci sono tante persone che pensano che i bianchi siano superiori ai neri. Chi urla “buu” è perché si sente superiore e questo è frutto di un’educazione sbagliata. In una società civile, il colore della pelle, la religione e la sessualità non sono importanti.
Chi distingue “noi” da “gli altri” e arriva a pensare che “noi siamo meglio degli altri” è un razzista. Qui più che altrove? E’ sbagliato fare classifiche perché ogni Paese ha le sue problematiche. Ogni classe dirigente dovrebbe scattare una fotografia della propria nazione e intervenire. A me sembra impossibile che a inizio 2019 così tanta gente pensi che i buu siano una cosa di scarsa importanza, che questa cosa sia accettata in uno stadio di calcio. Dopo quello che è successo a Koulibaly quante persone hanno preso la parola dicendo che bisogna trovare una soluzione, anche a costo di fermare il campionato? Nessuno. Davvero incredibile… Magari adesso tanti si agitano, ma tra 15 giorni penseranno ad altro e si saranno già dimenticati dei buu a Koulibaly e agli altri calciatori neri che lo hanno preceduto. Se non ci sono pene certe, questo problema non verrà mai risolto. Senza punizioni esemplari non c’è niente da fare”.
Articolo modificato 31 Dic 2018 - 11:41