Kalidou Koulibaly, difensore del Napoli, ha rilasciato una bella intervista ai microfoni del sito ufficiale del club azzurro in cui ha approfonditamente parlato del tema razzismo, in compagnia di Nicola Lombardo, direttore dell’area comunicazione della SSC Napoli.
Questo quanto raccolto dalla nostra redazione: “Ci sono state cose positive dopo quanto successo in Inter-Napoli. Anzitutto, la mia famiglia mi è stata vicina, per me è importante. La famiglia, in questo mondo, è la cosa più importante. Poi tutti i messaggi degli amici, e di tante persone che non conoscevo personalmente, sono state cose che mi hanno fatto piacere. Sono stati venti giorni di sostegno importanti, per me è positivo.
Sono successe cose negative, ma tutto questo sostegno non lo dimenticherò mai. Prima non avrei risposto così. Io simbolo contro le discriminazioni? Non mi fa piacere, oggi ancora abbiamo bisogno di lotta contro le discriminazioni? Siamo tutti uguali, lo so da quando sono bambino, e trasmetto ciò a tutti. Sostenere questa lotta mi fa comunque piacere, perché significa che certi valori li porto dentro e per me è importante. Penso che la strada giusta sia partire con insegnamenti dalle scuole primarie. Io non ho bisogno di dirlo a mio figlio, che frequenta una scuola italiana e parla italiano. Alla fine è difficile spiegare cosa è il razzismo ad un bambino. Quando lo porto a scuola tutti i bambini mi sostengono, mi fa piacere anche se non capiscono ancora. Importante è capire che siamo tutti uguali, al di là del colore, consapevoli delle differenze.
Non dovrebbe essere necessario essere testimonial contro il razzismo nel 2019, il mondo ha fatto passi avanti ma così facciamo passi indietro, dispiace. In Francia ci sono nato ed ho vissuto, mai avuto problemi di razzismo, anche nel calcio. Sono cresciuto con tanti stranieri nel mio quartiere, turchi, arabi, senegalesi, francesi: tutti uguali, senza problemi. La Francia per me da questo punto di vista è avanti, lo si vede anche nella nazionale, dove ci sono tanti giocatori di colore ma non è un problema. La Francia per me è un discorso a parte. Sono avanti sotto questo punto di vista. In Italia quando sono arrivato non l’ho accusato tanto, ma dopo ho capito un po’ di più l’Italia e quel che dicevano. La prima volta mi è capitato in Italia è stato coi cori contro i napoletani. All’inizio non li capivo molto, mi dispiaceva e mi dispiace: Napoli è una bellissima città, quando vedi certe cose ti dispiace che succedano. La lotta al razzismo è giusta, puoi tifare contro il Napoli ma un calciatore del Napoli, ad esempio Insigne, gioca anche nella nazionale italiana.
La gente che fa questi cori e queste discriminazioni deve pensare due, tre volte. Il calcio è uno sport popolare in tutto il mondo, ci può aiutare tantissimo. Tocca a tutti i giocatori di fare passi avanti nella lotta al razzismo. Si può ancora fare di più”.
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