Il passaggio di consegne non c’è stato materialmente, in una serata fredda che in un attimo si è tramutata in incubo. Non si è materializzata perché Fabian Ruiz in campo non c’era: era squalificato, ai box. Il destinatario del passaggio di consegne – che a questo punto diventa soltanto metaforico – è lui. Le chiavi immaginarie del centrocampo gliele ha consegnate Hamsik, nella sera in cui ha detto (ancora non ufficialmente) addio alla maglia azzurra.
E ora?
Un grosso interrogativo. Che presto troverà risposta, certo, e che sicuramente ne ha già trovata una nelle idee di Carlo Ancelotti. Tutte le strade portano a R…uiz: sì, è lui il prescelto.
Perché? Basta rivedere la gara con la Lazio. Del capitano conserva e ricorda la visione di gioco, quella capacità di mappare il campo e tracciare linee e collegamenti. Non è quella di un regista, forse quella di una mezzala, forse un ibrido perfetto tra chi imposta e chi s’inserisce. Ricorda, poi, la capacità di verticalizzare: lui lo fa in automatico, subito, velocizza l’azione anche a rischio di errare la giocata. Ma non la forza, anzi: precisione è la parola d’ordine.
Insomma, il suo modo di intendere il ruolo è un altro, ma è chiaro che lì, in quella fetta di campo, costruirà il suo futuro – e quello del Napoli. Le chiavi di un centrocampo che ha effettivamente bisogno della sua capacità di verticalizzare e della sua rapidità di pensiero, altrimenti rischia di degenerare in un possesso palla sterile.
Quindi lui, il prescelto: l’uomo simbolo di un nuovo inizio, del primo vero Napoli Ancelottiano. Ma non solo.
In concomitanza con l’addio di Hamsik, due calciatori sono chiamati, in mediana, a dare di più. Uno step decisivo per chi è ancora nel limbo delle incertezze. Zielinski e Diawara, ormai alla terza stagione in azzurro, hanno il compito di fare di più. Di imporsi, finalmente, lasciandosi alle spalle il grigiore delle prestazioni passate. Da Zielinski contro la Samp sono arrivati segnali più che incoraggianti, non ancora da Diawara.
D’altronde l’Europa League è lunga e logorante, le partite abbondano. E Fabiàn e Allan avranno anche bisogno di rifiatare. Inevitabilmente toccherà a loro, ora che Rog è emigrato in Spagna.
Un’eredità per tre: le chiavi simboliche di un centrocampo appartenuto per dodici lunghe stagioni alla stessa persona. E l’ultimo messaggio prima di andare via è per gli eredi: “Trattatelo bene”.
Vittorio Perrone